Don Maurizio Patriciello è il parroco di “San Paolo apostolo” presso Parco verde a Caivano, città situata tra le province di Napoli e Caserta.
E’ un sacerdote molto attivo nelle scuole, negli ospedali, nel sociale in generale e scrive sul giornale nazionale “Avvenire”. Aiuta a combattere i tumori sconfiggendo prima i muri di ignoranza, che lo accusano di allarmismi inutili.
Si conosce già il legame tra camorra e territorio della cosiddetta “Terra dei fuochi”, additata come patria di incivili incoscienti che gettano i propri rifiuti nello stesso ambiente di cui respirano l’aria. Moltissimi si ammalano in tenera età, se non alla nascita; molti muoiono. Alcuni scappano. Altri si sentirebbero vigliacchi a fuggire, e restano: è il caso di “padre Maurizio”, come lo chiama la gente che gli vuole bene.
Nei suoi discorsi, evidenzia come il problema più grave non siano le bucce di banana che butta la vecchietta di turno, ma i rifiuti tossici, quelle sostanze pericolosissime che poi vengono bruciate per eliminare ogni traccia del gesto, ma che, invisibili, restano nell’aria che noi, i nostri figli e i nostri nipoti respiriamo. E che vengono gettati non soltanto dai Campani! Il marciume è molto più esteso! Infatti “terre dei fuochi” meno famose sono anche il Salento, il Veneto, il Trentino!
Già trent’anni fa si acquistavano i terreni per scaricare i rifiuti e sotterrarli, ma si risaliva subito al proprietario e il danno poteva essere risolto a monte. Stesso discorso per chi cercava di nascondere qualcosa nei pozzi.
Ora l’immondizia che sembrerebbe scomparsa si trasforma in veleno quotidianamente presente sulle nostre tavole. Perché da quei campi nasce agricoltura!
Figlio di contadini che hanno visto quella stessa terra pulita e rigogliosa parecchi anni fa, don Maurizio diventa sacerdote a trentaquattro anni, dopo aver lavorato in ospedale per dieci, da infermiere prima e da capo reparto poi, specializzato sulle tossicodipendenze. Proveniva da una famiglia cattolica che l’aveva battezzato, ma si era allontanato dalla religione. Un incontro gli cambia la vita: quello con il francescano fra Riccardo, che chiedeva passaggio agli automobilisti un giorno qualsiasi su una strada qualsiasi. Da quel momento, il ragazzo intraprende lo studio della Teologia e poi entra in seminario.
Per gli abitanti di Caivano, il prete è uno “dal pugno duro”, che ha fatto convertire anche persone che, prima di conoscerlo, non credevano. Il suo lavoro è apprezzato anche da papa Francesco, che lo ha incoraggiato: <<Bravo, bravo, vai avanti così>>.
Don Maurizio sostiene che non sapeva che come prete si sarebbe dovuto occupare di immondizia, ma spetta ad ognuno di noi fare qualcosa di competenza non propria per risolvere il problema dell’inquinamento, perché ormai il livello di allerta è molto alto. Per lui i morti di tumore non sono numeri: <<Mennillo Valentina nata morta, Bonomo Francesco nato morto, Viscardi Sara nata morta, De Cicco Fatima nata morta, Melo Pasquale nato morto, Romano Francesco nato morto etc.>>
Lui stesso nell’estate del 1985 aveva scoperto di essere malato di cancro: <<I globuli bianchi erano scesi a 2.800. Pochi>>. Ma poi è guarito improvvisamente: <<Il dottore Verdi lesse e rilesse quelle carte cento volte … altrettante volte se le girò fra le mani … stralunava gli occhi … sorrideva … Poi mi chiese: “Maurizio che cosa desideri?”. “ Io? Ritornare a casa …”. “Te ne puoi andare”. Lo guardai. Ci guardammo. La testa mi girava. Non capivo niente. Non gli dissi niente. Non gli chiesi niente. Ritornai in seminario. Il 29 aprile del 1989 fui ordinato sacerdote>>.
Da allora, il suo impegno è costante. Sulla sua pagina facebook, pochi giorni fa ha pubblicato questa sua poesia in prosa:
TERRA MIA
Terra. Terra mia. Terra nostra. Terra martoriata e bella. Terra di fumi e di veleni. Dolcissima amica dei miei antenati. Oggi tanto umiliata e calpestata. Gemi. Fino al cielo sale il tuo lamento. Boccheggi. Ma ancora non ti arrendi. Lotti. Fino allo stremo ti difendi. Non vuoi morire. Madre. Sorella. Figlia. Compagna dei miei infantili giochi. Ci hai fatto da nutrice. Quando il cuore scoppiava di allegria. E quando il dolore ci faceva piangere a singhiozzi. Ci hai donato l’ aria per vivere e la gioia di cantare. Ti facevi soffice per non farci fare male. Fertile per darci pane da mangiare. Terra. Terra mia. Terra nostra. Terra elegante e vanitosa. Il tuo manto verde in primavera, a giugno si faceva giallo come l’oro. In autunno riempivi le cantine. Di profumi, di mosto e di buon vino. Che festa! Che gioia! Che incanto! Che sapori! Terra mia. Terra dei padri miei. Terra dei figli miei. Figli impoveriti. Maltrattati. Rapinati. Siamo stati con loro cattivi più del lupo. Oggi ti sfuggono. Di te hanno paura. Ti abbandonano. Partono per altri lidi. Terra mia. Terra avvelenata. Insultata. Sfregiata. Ti hanno insozzato il vestito della festa. Hanno annerito il tuo cielo bello come il mare. Ritorna, terra, ad essere nostra amica. Con vergogna ci battiamo il petto. La tua agonia ci addolora. La tua morte ci condanna a morte. Se tu risorgi, noi speriamo ancora. Ritorna, terra, alla vocazione antica. Fallo per loro. Per i figli che non abbiamo amato. Fallo per loro. Già troppo sono stati derubati. Allarga ancora, signora, le tue braccia. E quel tuo cuore sconfinato, immenso come Iddio. Terra. Terra nostra. Terra mia.
Padre Maurizio PATRICIELLO