I Carabinieri della compagnia di Casoria hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei riguardi di 30 persone ritenute appartenenti al clan Moccia, uno dei più antichi e potenti dell’area nord-est di Napoli, operante nei comuni di Afragola, Casoria, Arzano, Caivano e limitrofi.
Il clan prende il nome da Gennaro Moccia, ucciso in un attentato camorristico nell’ aprile 1976 che probabilmente porta la firma dei rivali del clan Giuliano. È noto che, da quel momento, la moglie, Anna Mazza, prese le redini del clan estendendone attività ed egemonia su tutto il territorio. È stata la prima donna a subire poi una condanna per associazione mafiosa.
Ad oggi, il clan controlla i traffici dello snodo di spaccio di Caivano, all’interno del famigerato Parco Verde.
Secondo quanto emerso dalle ultime inchieste, il clan Moccia vanta una gestione capillare e totale del territorio di Afragola: strutturato in modo verticista, il clan è composto da una confederazione di diverse figure criminali di secondo livello che sono alle dirette dipendenze dei vertici del clan, i quali, a loro volta, si interessano principalmente di affari imprenditoriali, anche grazie alla pesante forza di penetrazione a livello politico locale. Luigi Moccia, è considerato dagli inquirenti il colletto bianco del clan, la vera mente della holding criminale, capace di trasformare una delle cosche più sanguinarie del napoletano, in una mafia che cresce nell’apparente tranquillità di uffici rispettabili.
Le accuse ipotizzate dai pm della Dda di Napoli, quest’oggi, grazie alle quali gli uomini del clan sono finiti nel mirino degli inquirenti, sono usura e tentativo di estorsione, con l’aggravante delle finalità mafiose.
Dei 30 provvedimenti, 23 riguardano persone libere e sette già detenute. Gli arresti sono stati eseguiti a Napoli, in provincia, a Prato e a Scalea.
Secondo quanto emerso dalle indagini, imprenditori, artigiani e anche capo famiglia in difficoltà economiche, compravano soldi dagli esponenti del clan.
Un tasso d’interesse vertiginoso: per ogni euro ricevuto in prestito, ne andavano consegnati 30, al momento della restituzione del debito.
Tariffe utili a generare un vortice disperazione senza fine, senza via d’uscita. Le indagini, durate circa 3 anni, hanno permesso di documentare decine di prestiti a tassi usurari, numerose richieste estorsive a imprenditori ed attività criminose risultate riconducibili, per l’appunto, al clan Moccia di Afragola.