In un ristorante-pizzeria di Riccione, un datore di lavoro, la sera del 20 dicembre scorso, prima della chiusura del locale, ha insultato davanti a tutto lo staff l’aiuto-cuoco.
Il pregiudicato ha rivolto al dipendente quarantenne accuse del tipo “frocio” e “ricchione”, e l’ha costretto ad uscire, recarsi in una strada frequentata da prostitute, portarne una nel ristorante.
Per paura di essere licenziato, l’uomo ha obbedito, sotto le risate dei colleghi che non si opponevano: Marta, una rumena bionda, ha dunque ascoltato gli ordini del ristoratore, che le ha descritto in che modo avrebbe dovuto intrattenere un rapporto sessuale con l’aiuto-cuoco.
Durante un rapporto orale non portato a termine in quanto il quarantenne si sentiva violentato e non provava alcun piacere fisico, il ristoratore faceva avanti e indietro vicino alla porta della stanza in cui si trovavano i due, continuando ad insultare l’uomo anche una volta uscito e pagando lui stesso quaranta euro alla lucciola, accompagnata a casa dall’aiuto-cuoco.
Il 7 gennaio il dipendente è stato licenziato, dopo trentasei giorni di lavoro nero e umiliazioni, ricevendo un assegno di millequattrocento euro che si è rivelato scoperto.
Due giorni dopo, l’uomo ha trovato il coraggio di denunciare, spiegando alla polizia di essere un omosessuale dichiarato ed un invalido civile psichico all’80% per disturbi dell’umore e bipolarismo.
Dal momento della denuncia, il datore di lavoro ha inviato ripetuti messaggi di minacce alla vittima, che dicevano di non avere intenzione di tornare in galera per colpa sua.
Il vicepresidente dell’Arcigay di Rimini, Marco Tonti, si è espresso a tal riguardo: <<Questa incredibile violenza ricorda quelle che si praticavano nei campi di sterminio nazisti ai danni di centinaia di migliaia di omosessuali imprigionati, che venivano costretti con la forza ad avere rapporti con prostitute per ‘guarirli’. Anche se qualcuno lo nega, l’omofobia in Italia esiste eccome e si manifesta anche attraverso il branco come in questo caso. È necessario introdurre il reato di omofobia perché se quell’uomo non fosse stato gay (o percepito come tale) nulla di tutto ciò sarebbe successo, ed è quindi chiaro che l’omofobia è la causa specifica e unica di questa violenza>>. Ha inoltre lanciato un appello ai ristoratori riminesi, affinché offrano un lavoro alla vittima, <<per prendere le distanze da un rappresentante della loro categoria che rischia di gettare discredito su una città turistica come Rimini>>.