Napoli, crocevia di storie, chiacchiere, diciture e dicerie.
Un teatro a cielo aperto, confusionario e ribelle, che ben si presta a qualsivoglia interpretazione. A Napoli è facile imbastire scenari e cucire storie che penzolano tra realtà e immaginazione.
Secondo quanto emerso da talune inchieste della Procura Napoli, il capoluogo campano è una tappa, una città di transito, per molti personaggi di spicco del terrorismo islamico.
E non si tratta di una tappa trascurabile: nel capoluogo campano – secondo quanto emerso – risiederebbe la principale centrale europea di produzione e distribuzione dei documenti falsi.
A disegnare il ritratto del volto di Parthenope che strizza l’occhio ai terroristi, le numerose inchieste condotte dai magistrati della procura partenopea con Ros e Digos.
La storia si svolge così: tra i vicoli del Vasto e di piazza Garibaldi risiedono personalità che assicurano un «attivo supporto logistico» ai terroristi in transito. Forniscono ricoveri, appoggi, coperture. E si occupano di assicurare nuovi (e falsi) documenti di identità, grazie ai quali i jihadisti possono raggiungere Spagna, Germania, Francia, Inghilterra.
Napoli, in sostanza, funge da porta d’accesso all’Europa per i terroristi.
Napoli, tuttavia, in seguito a quanto accaduto a Parigi, non è una città scalfita da particolari misure cautelative, bensì una metropoli, come tutte le altre, in cui prevale l’attività di cautelativo e costante monitoraggio, in particolare, sulle due moschee principali della città — in corso Arnaldo Lucci e piazza Mercato — e su un’altra ventina di luoghi di culto (di dimensioni decisamente più ridotte) collocati in provincia.
Digos e Ros sono costantemente in contatto con gli imam: attualmente, non risultano segnali di immediato pericolo, anche se è impossibile prevedere eventuali gesti isolati di singole cellule.
Tuttavia, è doveroso tener presente che i messaggi diffusi sul web, del resto, da tempo invitano i fondamentalisti ad «agire di propria iniziativa» senza attendere ordini.
Napoli, nello scenario del terrorismo internazionale, più che un bersaglio viene però ritenuta dall’intelligence una «zona di transito». Facile da raggiungere — grazie all’aeroporto, ma soprattutto al porto che consente collegamenti diretti con il Nord Africa — ma, soprattutto, grazie alla rete di «extracomunitari stanziali» in grado di «ospitare in assoluta tranquillità».
Uno scenario che, prevedibilmente, disegna due facce della medesima medaglia: l’esenzione dal rischio di attentati, da un lato, il rischio di vedersi trasformare in una delle principali basi di supporto logistico del terrorismo, dall’altro.
Ad onor del vero, è sul mercato dei documenti falsi che si concentra l’attività di intelligence.
È grazie alle carte d’identità prodotte a Napoli che i terroristi sono poi liberi di muoversi per l’Europa, e l’ultimo blitz della Digos — condotto tra la zona del Vasto e piazza Garibaldi — ha svelato che per produrli oggi è sufficiente un’organizzazione minima: due persone, un buon computer e un’ottima stampante termica. I moduli, in bianco, li rubano dagli uffici comunali. Accade a Napoli, ma anche a Pozzuoli, Sant’Anastasia, Marano, Poggiomarino, Afragola.
Il ventennio d’indagini fin qui condotte, pertanto, delinea una realtà ben precisa e decreta che colloca Napoli tra le principali porte d’ingresso europee per i terroristi islamici, comprese le zone del Casertano e l’area del Nolano.
Un’attività che, con il passare del tempo, inoltre, si è affinata ed ampliata. Alla produzione di documenti falsi, oggi, si aggiungono l’appoggio, l’assistenza legale, il finanziamento, l’attività di copertura, l’ospitalità agli immigrati illegali.