Maradona, orgoglio, rabbia, prepotenza; un’indissolubile bandiera, uno sconfinato, irrazionale, viscerale amore.
Fonte inestinguibile di sogni, “il mago del calcio”, colui che ha attribuito un’accezione di senso encomiabile, completa, esaustiva alla “maglia numero 10″, incarnandone, indelebilmente, fascino, ideologie, responsabilità, ambizioni, velleità, onori ed oneri.
Maradona ha insegnato al mondo intero “chi è un numero 10″.
Maradona, “l’eterno Re di Napoli”, senza scettro né trono né corona, eletto a furor di popolo, osannato ed amato dalla sua gente, alla quale, indissolubilmente, sarà legato da un indistruttibile filo invisibile, intarsiato d’amore vero, gratitudine, stima, rispetto, devozione ed ammirazione incondizionata.
Quel viso fiero, i tratti somatici scuri e marcati, scalfiti, ancora, sempre ed ovunque, come il più aulico degli orpelli che adornano il mantello di San Gennaro, ricorda a Napoli ed al suo popolo gli anni in cui raggiunsero la loro suprema ed incontrastata egemonia, grazie all’operato di quel prodigioso monarca.
Maradona, in controtendenza con quanto ci insegna la storia, recente o passata, a differenza di qualsiasi altro Re, non è giunto a Napoli per tiranneggiare, ma solo per imprimere concretezza ai sogni di questo popolo.
Maradona, quando pronuncia il nome di Napoli, riesce a far brillare due flebili lacrime negli occhi della sua gente ed avvolgerli in un mantello di brividi, perché in loro predomina la consapevolezza che l’emozione intrisa nelle sue parole, narra la storia di un amore semplice, sincero che non conoscerà mai fine né dubbi né remore né diffidenza.
Maradona è ed eternamente sarà la favola più sentita, suggestiva, e commovente che Napoli racconterà e che mai si stancherà di tramandare, di generazione in generazione, con il medesimo, sconfinato, amore.
Maradona che a dispetto di quanto asseriscono i saccenti “professori del pallone”: “è meglio e’ Pelè!” e lo sarà sempre. E per sempre.
Raffaele Esposito