Il “sogno” del sindaco Vincenzo De Luca di vedere il nome di Salerno accostato a quelle delle grandi metropoli come Roma, Milano, Napoli e Torino, è diventato realtà.
Il record, però, che consegna lo scettro del primato alla provincia campana è tutt’altro che apprezzabile, in virtù del numeri che accostano una realtà di provincia alle grandi città italiane in termini di spesa pubblica annuale. Secondo i dati riportati dal portale soldipubblici.it e ripresi da “Il Corriere della Sera”, Salerno si colloca al tredicesimo posto della classifica dei Comuni italiani per spesa complessiva.
Nel 2014, infatti, l’amministrazione guidata da Vincenzo De Luca ha speso 539.511.469,00 euro: una cifra che ha gravato, su ogni singolo salernitano, per un importo di 4.089 euro. Una somma che dovrebbe tramutarsi in servizi che, però, in città spesso e volentieri latitano. Ma Salerno, dopo essersi piazzata -nella classifica generale – alle spalle della capitale Roma, di Milano, Torino e Napoli, conquista finanche un primato: alla voce “Organizzazione manifestazioni e convegni” figura primo in graduatoria proprio il Comune di Salerno con i suoi 6 milioni 282mila euro.
Ovvero, ogni evento organizzato dall’amministrazione comunale costa ad un cittadino salernitano quasi 50 euro.
Nel corso del 2014, oltre alla consolidata rassegna di Luci d’artista, che parecchio grava sulle casse comunali, si può ricordare anche il convegno Italia Viva, a cui presero parte, tra gli altri, Vittorio Sgarbi e Ricardo Bofill, progettista del mastodontico Crescent di Santa Teresa. E la cifra che l’amministrazione spende per le manifestazioni supera di quasi un milione di euro quella messa in bilancio dal Comune di Roma e di due milioni quella dell’amministrazione meneghina di Giuliano Pisapia. Insomma, un primato non proprio felice soprattutto se, spulciando tra le varie voci, balza agli occhi quella relativa alla somma che l’anno scorso l’Ente di via Roma ha trasferito alle famiglie salernitane con difficoltà che si ferma a 1.142.900 euro. Cinque milioni e mezzo di differenza tra due settori che, pur ognuno con la propria importanza, si suppone abbiano una priorità differente.
Dati che sgretolano, come un castello di sabbia al cospetto di un’onda virulenta, il quadro che dipingeva Salerno come una realtà all’avanguardia, florida e competitiva, non contaminata da particolari problemi e finanche capace di dare filo da torcere falle grandi metropoli europee, in termini di turismo e gestione amministrativa. Tra le altre spese di maggiore rilievo segnalate dal portale soldipubblici.it, spicca anche quella relativa ai pagamenti da regolarizzare derivanti dalle anticipazioni di cassa (231.568.504,00 euro); quella per le “altre infrastrutture” pari a 30.322.025,47 euro. Alti anche i costi della macchina comunale: dal costo delle competenze fisse del personale a tempo indeterminato (26.313.497,81 euro), passando per i quasi 10 milioni di utenze ed energia elettrica, per i 3 milioni 767mila euro per telefonia e reti di trasmissione, per i poco più dei 3 milioni di euro di spese per i contenziosi legali, per giungere infine ai 602mila euro di incarichi professionali esterni che consentono al Comune di Salerno di piazzarsi al 22esimo posto in tutta Italia.
Insomma, un’amministrazione che si definisce “francescana”, probabilmente, avrebbe dovuto conquistare ben altre posizioni in classifica.