Un nuovo sconcertante episodio della fiction reale ambientata all’ombra del Vesuvio è andata in scena stamani per effetto del blitz condotto dai finanzieri del Nucleo di polizia tributaria di Roma contro il clan camorristico dei Mallardo, operante nel territorio di Giugliano e che ha inferto un duro colpo all’associazione criminali: dodici arresti, sequestri di beni per un valore di oltre 8 milioni di euro, decine di perquisizioni in Campania ed altre regioni.
L’ordinanza di custodia cautelare è stata emessa dal Gip del Tribunale di Napoli a conclusione di indagini coordinate dalla Dda del capoluogo campano: tra i reati contestati, associazione di stampo mafioso, estorsione, truffa, ricettazione, violenza privata, minaccia, falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici e false dichiarazioni o attestazioni in atti destinati all’autorità giudiziaria, turbativa d’asta. A finire nel mirino degli inquirenti è il clan capeggiato da Vincenzo D’Alterio, Giuseppe Ciccarelli e Giuliano Pianese – quest’ultimo formalmente dipendente della Asl Napoli 2 Nord – che, “mediante l’intimidazione mafiosa, hanno controllato il territorio sulla fascia costiera dell’area settentrionale di Napoli (Varcaturo, Lago Patria e Licola)”. Contestualmente, si è proceduto al sequestro di un ingente patrimonio costituito da aziende operanti in diversi settori economici (produzione di prodotti di panetteria, commercio di auto, supermercati, intermediazione finanziaria ed edilizia), veicoli, beni immobili e rapporti finanziari. Le indagini, condotte attraverso intercettazioni telefoniche, ambientali e telematiche, videosorveglianza occulta, accertamenti patrimoniali e bancari, hanno consentito di ricostruire “numerosi e gravissimi episodi criminali, nonché le prassi operative utilizzate per il mantenimento economico e logistico dell’organizzazione”.
Tra l’altro, sono state documentate “le false attestazioni redatte da medici psichiatri, tra cui uno degli arrestati di oggi, Gennaro Perrino, in servizio presso il Dipartimento di Salute Mentale dell’Asl Napoli 2 Nord, in favore di Vincenzo D’Alterio, propedeutiche al riconoscimento della infermità mentale, che gli hanno consentito l’ottenimento non solo dei benefici carcerari, ma anche di specifici emolumenti previdenziali”.
In particolare, gli investigatori hanno accertato che D’Alterio avesse “sistematicamente e per l’intera durata delle indagini, assunto comportamenti certamente non indicativi di deficit psichiatrici, soprattutto se coniugati alla sua capacità di impartire direttive ai propri sodali”.
Certificati anche “la riscossione delle cosiddette ‘mesate’, ovvero le provviste di denaro che il clan Mallardo elargisce, mensilmente, in favore degli affiliati e dei rispettivi congiunti; episodi estorsivi perpetrati in danno di aziende e società che, nel tempo, si sono aggiudicate appalti pubblici con il Comune di Giugliano in Campania ovvero finalizzati all’imposizione di forniture di prodotti di panetteria; le collusioni con un appartenente alla Polizia penitenziaria, in servizio presso l’Istituto di Secondigliano, che veicolava notizie riservate di interesse tra detenuti e affiliati non detenuti dell’organizzazione”.
Le indagini hanno attestato anche “il costante e determinante apporto fornito al sodalizio criminale da diversi imprenditori”.
Un filone d’indagini svolte nei mesi antecedenti, lasciò emergere le regole imposte dai vertici del clan Mallardo ai suoi uomini.
A partire dal divieto tassativo d’intrattenere relazioni extraconiugali, alle leggi non scritte della camorra, fino ai vari intrecci di potere, in ambito politico e dell’imprenditoria locale, le tangenti imposte a imprenditori e commercianti, il business dell’oro con gruppi di rom e quello della distribuzione del caffè e di altri beni di largo consumo, gli appalti in ogni settore che potesse portare soldi, dalla sanità alla nettezza urbana alla edilizia, “il business dei falsi”: prodotti griffati, documenti, certificati di invalidità e persino attestati di convivenza.