Negli ultimi giorni si è sentito molto parlare della tragedia che ha colpito il giornale satirico Charlie Hebdo.
Ma di cosa si occupava in realtà questo periodico?
Nel 1992 nacque la nuova versione, quella odierna, ma anche nelle precedenti lo scopo era sempre lo stesso: la satira.
Per il suo carattere e gli argomenti trattati, oggigiorno rimane uno delle poche pubblicazioni che dispone di una libertà che via via tende a sparire in Francia, come in altri paesi.
Ovviamente, la rivista è stata sempre al centro di polemiche e discussioni per i temi spinosi trattati, come successe nel 2002 quando, appoggiando un’opera della nostra connazionale Oriana Fallaci, il settimanale affermò che “è l’Islam a partire in crociata verso l’Occidente e non il contrario”.
Nel 2006 Charlie Hebdo torna a far parlare di sé pubblicando alcune caricature di Maometto.
Antecedentemente all’attentato subito il 7 Gennaio 2015, la sede del giornale venne distrutta la notte del 1° Novembre 2011 a causa di un lancio di bombe Molotov.
Non a caso il numero di Charlie Hebdo, pubblicato pochi giorni prima, era dedicato alla vittoria del partito fondamentalista islamico in Tunisia. Testate giornalistiche di tutto il mondo si sono indignate per quanto accaduto, ora come allora.
Purtroppo oggigiorno siamo in balìa di persone come “i pazzi di Parigi”, pertanto, appare inevitabile ritrovarsi a riflettere in merito a alla solidità delle basi sulle quali si ancora la libertà di espressione, tanto esaltata in questi giorni.
La libertà risiede un passo dopo la paura e lo staff di Charlie Hebdo ha chiaramente dimostrato di non conoscere timore scegliendo di non compiere “un passo indietro”.
Ma la libertà che intendiamo è quella espressa dai vignettisti francesi?
Oppure la propria libertà non dovrebbe dipendere dal giudicare, deridere e puntare il dito contro ad altri?
Riuscirà mai l’umanità a fornire una risposta unanime a tali quesiti?
Mariarita Mori