Resta altissima la soglia d’allerta nel capoluogo francese e raggiunge picchi sempre più elevati. Due assalti in contemporanea per un’unica operazione: nel locale kosher a Parigi, la polizia ha sparato ed ucciso il killer del poliziotta, il quale si era asserragliato con sei ostaggi, tra cui un neonato. Dopo aver aperto il fuoco, il 32enne dalla fedina penale tutt’altro che Immacolata, Amedy Coulibaly aveva preso sei ostaggi, tra cui donne, davanti al negozio kosher alla Porte de Vincennes di Parigi. “Sapete chi sono! Sapete chi sono!” e ancora “Liberate i fratelli Kouachi e non fate assalti o ucciderò tutti gli ostaggi”, aveva urlato il sequestratore riferendosi agli altri due terroristi autori del massacro di Charlie Hebdo, asserragliati in una stamperia da ore, poi uccisi dalla polizia nell’altro assalto.
Amely Coulibaly è uscito di prigione da due mesi. Era stato arrestato e condannato nel 2010, per aver fatto parte di un gruppo che aveva elaborato un piano per tentare di far evadere Smait Ali Belkacem, l’autore dell’attentato del 1995 alla stazione RER di Saint-Michel a Parigi. Nella stessa inchiesta, riferiscono i media francesi, era stato interrogato anche Cherif Kouachi, uno dei due assalitori di Charlie Hebdo, che era però stato scagionato. La Prefettura di Parigi, in presenza della grave situazione nella capitale francese, ha ordinato per precauzione la chiusura di tutti i negozi della rue des Rosiers, il cuore dell’antico quartiere ebraico di Parigi, il Marais. Allerta anche al Trocadero, sito storico di Parigi di fronte alla Tour Eiffel. La polizia ha fatto sgomberare gli accessi alla metropolitana.
Scene surreali estrapolate da una delle “scene reali” più atroci dell’era contemporanea.
“Siamo terrorizzate e siamo chiuse in casa”. Queste le dichiarazioni rilasciate al telefono all’ ANSA da Anna e Gelsomina Landi, due sorelle di Giffoni Valle Piana (Salerno), che vivono nella cittadina francese di Dammartin-en-Goele. “Abbiamo le finestre chiuse e guardiamo la Tv, speriamo solo che gli attentatori vengano arrestati”. “Le forze dell’ordine ci hanno consigliato – spiegano le due sorelle salernitane – di stare a casa per evitare incidenti di qualsiasi genere. Qui i negozi sono tutti chiusi, le strade sono bloccate e tantissimi uomini delle forze dell’ordine sono nel paese, che orami è circondato”.
Anche la figlia di Anna Landi, Dominique Trotta, 40 anni, sta vivendo con i familiari il dramma. “Oggi – dichiara la donna nata a Parigi – nessuno di noi è andato a lavorare”.
”Una città deserta e impaurita” Dammartin-en-Goele, il paesino a nord-est di Parigi dove si sono rifugiati i fratelli Kouachi, gli autori dell’attentato al settimanale satirico Charlie Hebdo. Dominique Trotta, la quarantenne nata a Parigi da genitori salernitani, ha dovuto combattere la paura per uscire di casa e andare a prendere il figlio di 11 anni a scuola. Il bambino, Antoine, questa mattina doveva svolgere il compito di matematica e non voleva mancare. ”Le insegnanti mi hanno comunicato – spiega Dominique – che potevo andarlo a prendere dopo le 15.30. Io oggi non sono andata al lavoro, così come molti di noi che viviamo in paese e nelle zone limitrofe”. Ore di paura e di angoscia anche per i familiari di Dominique.
Antoine, 11 anni, è uno degli allievi di Dammartin-En-Goele che hanno potuto lasciare la scuola dopo una mattinata da incubo. ”Le maestre ci hanno spiegato cosa stava avvenendo e che dovevamo stare tranquilli. E che lì saremmo stati al sicuro. Avevo paura perché pensavo ai nonni, Anna e Antonio, che vivono nei paraggi. Non smettevo di piangere e con me gli altri”.