“Ho 42 anni, sono dottore commercialista e titolare di un centro di elaborazione dati di natura fiscale e tributaria. Politicamente di sinistra – del resto il mio nome non lascia alcun dubbio – fin dalla giovane età sono impegnato nella politica locale.
Consigliere comunale dal 2005 al 2009, vivo e lavoro a Castel Volturno.
Sono single, con due passioni fondamentali: il calcio, che pratico a livello amatoriale, e la musica, soprattutto quella di Fabrizio De André, a cui devo molto per avermi insegnato ad amare, aiutare e rispettare le persone più deboli della società.
Questa sfida sarà per me, e per tutti voi, #tuttanatastoria”
Queste la presentazione delle quali si avvale il sindaco di Castel Volturno, Dimitri Russo, attraverso il suo sito ufficiale.
Utilizza un hashtag estrapolato dal titolo di una celebre canzone di Pino Daniele, capace di inglobare un esercito di ideologie ed ideali.
Uno slang che rimarca e certifica un profondo e verace senso d’appartenenza.
E invece no.
Anche il Sindaco Russo, in queste ore, ha voluto infliggere la sua coltellata al corposo, ma solenne addio di Napoli al Re del blues, al suo Re.
Il sindaco di Castel Volturno, geograficamente affine alla realtà napoletana, idealmente distante da quel modo di vivere e amare, tipicamente partenopeo, ha, infatti, preferito schierarsi dalla parte degli spettatori non richiesti, incapaci di comprendere, ma fin troppo abili a sparare sentenze.
Un sentimento “messo in piazza”, ma non per questo alla mercé di qualunquisti ed irriverenti giudici che arbitrariamente si arrogano il diritto di sentenziare l’ingiudicabile: i sentimenti.
Il Sindaco Russo spalleggia la Lucarelli e su facebook, applaudendo quel di per sé infelice attacco rivolto ai funerali napoletani di Pino Daniele, scrive: “Condivido ogni parola, ma si sapeva, anche questa è Napoli…”
Ovvero?
Di quale Napoli si parla, quale Napoli si designa? E, soprattutto, con quale diritto?
Fa male, fa ancora più male che a strizzare l’occhio alla Lucarelli sia un campano e per giunta un’istituzione politicamente attiva ed operante sul territorio e che avrebbe dovuto esprimere solidarietà verso quel popolo “fraterno” e finanche condividerne le lacrime e il dolore.
Così sarebbe andata, se questa fosse “Tutta nata storia”.
Ed, invece, è solo la “solita, vecchia storia” che si ripete.
Una storia che logora l’anima della nostra terra, al pari dei veleni con i quali il suo ventre è stato rimpinzato dalle ecomafie.
Una storia che sancisce una sconfitta, non per Napoli, ma per quell’Italia che, incapace di comprenderne e condividere sentimenti e valori, ne prende le distanze e la offende, gratuitamente.
Ed è ben più rammaricante che “quella parte d’Italia” sia geograficamente così vicina ed ideologicamente tanto distante dal capoluogo Napoli.
No, questa non è “Tutta nata storia”…