Avrebbe compiuto 60 anni il prossimo 19 marzo, Pino Daniele, colpito nella notte da un infarto mentre si trovava nella sua casa di campagna in Toscana. “La sua vita era appesa a un filo e lui lo sapeva bene. Ogni giorno era un giorno di vita in più guadagnato.” Con queste parole ha commentato la scomparsa del cantautore napoletano, Achille Gaspardone, il cardiologo che lo aveva in cura da anni e che sottolinea che «purtroppo, la fine era nell’evoluzione stessa della malattia».
L’artista ha accusato un malore ieri sera, mentre si trovava nella sua casa toscana, un podere isolato nelle campagne tra i comuni di Magliano e Orbetello (Grosseto), in Maremma. Intorno alle 21.15 è stato anche chiamato il 118 che, – spiega la Asl di Grosseto – ha inviato un’ambulanza con un medico che, però, prima di arrivare, è stata fermata quando si trovava non lontano dall’abitazione. Il cantautore ha infatti chiesto alla compagna di farsi portare in auto all’Ospedale S. Eugenio di Roma, lì lavora il suo cardiologo di fiducia.
Un tragitto lungo circa 120 chilometri.
Pino Daniele «è giunto cadavere al Pronto Soccorso dell’Ospedale S. Eugenio di Roma» ha dichiarato il cardiologo, Achille Gaspardoni, Direttore UOC di Cardiologia . «Sono state fatte tutte le manovre di rianimazione – ha aggiunto – ma era già morto».
Pino Daniele, ha spiegato Gaspardone, «aveva una gravissima malattia alle coronarie da 27 anni, una patologia che era stata trattata e che era stata potuta “portare avanti” grazie ad interventi di angioplastica».
Al cantautore, precisa il suo cardiologo, «erano state effettuati ben 4 interventi di angioplastica negli anni». Purtroppo, ha affermato, la fine «non è stata una sorpresa, ma proprio grazie agli interventi e procedure effettuati ha potuto vivere fino alla soglia dei sessanta anni».
«Ho sentito Pino qualche giorno fa, dopo Capodanno, stava bene – dichiara Carmine, uno dei fratelli del cantante – Purtroppo in famiglia siamo sei fratelli, tutti cardiopatici, Pino voleva farsi visitare dal suo cardiologo di fiducia, il primario di questo ospedale, un amico».
Un quadro clinico che sembra arginare, almeno in parte, le polemiche sorte intorno all’opinabile rapidità con la quale sono sopraggiunti i soccorsi.