Coloro che hanno assistito al concerto di Pino Daniele, tenutosi al Teatro Palaparthenope meno di un mese, oggi, sanno di aver preso parte ad un evento unico, storico ed irripetibile: l’ultimo concerto.
È uno dei giorni più tristi di sempre per Napoli, dal Vesuvio, ai vicoli più stretti e cupi, passando per le colline vomeresi fino ad addentrarsi nei meandri fitti e caotici delle periferie: ovunque, si piangono lacrime tristi e sincere.
È morto Pino Daniele: un’autentica bandiera azzurra che da tempo immemore sventolava nel panorama del mondo musicale conferendo rispettabilità, lustro e decoro a quei colori, alle facce, alle storie e ai valori di cui, con semplice e pregevole efficacia, sapeva farsi portatore.
Pino, proprio lui, quello che ha dipinto, attraverso musica e parole, una delle cartoline più poetiche e realistiche della nostra città: “Napule è” e che in eterno vivrà attraverso quella voce graffiata e troppo prematuramente strozzata in gola da un infarto che ha fermato quel provato e claudicante cuore. È morto così uno dei patrimoni artistici e culturali della nostra amata Napoli, capace di cavalcare intere generazioni, imponendogli di canticchiare i suoi brani cult, autentiche poesie d’amore, ma anche di protesta sociale, sincera, lungimirante.
Una vita vissuta con la consapevolezza, consegnata dal blues che gli scorreva nelle vene, di essere un “nero a metà”; una vita spirata nel torpore del sonno. Destino che lo accomuna a quell’altro illustre angelo napoletano con il quale tanto si è divertito su questa terra e che senz’altro lo attenderà sulla soglia d’ingresso del Paradiso per tributargli l’accoglienza che si riserva solo e soltanto agli amici veri: quel Massimo Troisi con il quale ha saputo creare brani, emozioni e incontri a base di autentica fusione d’arte che sono destinati a rimanere encomiabili ed irriproducibili.
Ancora una volta, così come fu per Massimo, giunge una morte alla quale non eravamo pronti e che ci coglie tristemente alla sprovvista.
E più cerchiamo di cucirci addosso la consapevolezza che non ti vedremo più apparire su un palco, con la tua inseparabile chitarra, per salutare la platea con il solito e caloroso “Ciao, guagliù” e più ci rendiamo conto di quanto noi e la tua Napoli avevamo ancora e tanto bisogno della tua musica.
Addio Pino, resterai sempre una delle bandiere più illustri della storia di questa città.
Grazie per tutto quello che attraverso la tua arte sei stato capace di regalare e soprattutto grazie per tutte le emozioni che hai sempre e pregevolmente cucito sul vestito di Partenope. Vivrai in eterno, attraverso le tue canzoni, immortali, splendide, che a partire da oggi, verranno avvolte da un mantello di amara malinconia.
Rappresenterai, ora e sempre, una delle pagine più fiere della storia della tua Napoli.
Cerca di riposare un po’ e non sfrenatevi troppo, tu e Massimo, lassù… Salutalo da parte nostra e ricorda che ci mancherai esattamente come ci è mancato e continua a mancarci lui.