Un Capodanno col botto per Alessandro Siani.Il suo nuovo film “Si accettano miracoli” ,uscito ieri nelle sale italiane, ha visto una grande affluenza di pubblico,sopratstutto nei cinema campani dove si sono registrate file lunghissime ai botteghini.
Definito dallo stesso Siani una “favolissima”, il film che vede il comico napoletano nella triplice veste di attore,regista,sceneggiatore ha richiesto dieci settimane di lavorazione,ed è stato girato tra Scala e Sant’Agata dei Goti.La trama prende spunto dall’attualità, dalla crisi,parla delle preoccupazioni dell’Italia ma attraverso una storia fiabesca, quasi senza tempo.
C’era una volta Fulvio,tagliatore di teste senza scrupoli che, dopo aver fatto piazza pulita dei rami secchi dell’azienda, viene a sua volta licenziato. Ma la sua reazione non esattamente composta gli costa cara: un mese di servizi sociali da scontare nella casa famiglia del fratello Don Germano (Fabio De Luigi), parroco di un piccolissimo e povero borgo del sud d’Italia. Da manager vissuto qual è, Fulvio non ci mette molto a capire che per aiutare suo fratello («Un uomo che ha una grande fede, ma anche grandi dubbi», spiega Siani) i bambini e l’intero paese c’è bisogno di un vero e proprio miracolo. E in mancanza di uno vero, all’insaputa di tutti, se ne inventa uno.Tra una risata e una scena commovente c’è spazio anche per due storie d’amore,quello puro e romantico della non vedente Chiara (Ana Caterina Morariu) e quello complicato di Adele (Serena Autieri) .
Un risultato già preannunciato dal successo dell’anteprima del film tenutasi qualche giorno fa in un multisala di Afragola,con tanto di red carpet super affollato, che aveva registrato il sold out in tutte le undici sale dove Alessandro Siani ha salutato il pubblico al grido: “Il primo miracolo di questo film siete voi. Grazie per il continuo affetto che dimostrate”.
Siani commenta questo suo nuovo film sulle pagine di Vanity Fair con queste parole: «Nel nostro Paese parlano ormai di determinati problemi solo le persone che non li hanno. La gente invece ha bisogno di ridere e di respirare credibilità, quella stessa credibilità che in amore significa fiducia».E se per l’Italia c’è molto da fare («Una volta lo stereotipo comune era “a Napoli non c’è lavoro”, oggi si fa prima a dire dove c’è»), i «miracoli» dell’attore e regista sono “semplici”: «Quando vado in sala e sento i bambini ridere, mi scoppia il cuore.”