Gli scavi di Pompei e i siti archeologici vesuviani rimangono chiusi a Capodanno, così come è avvenuto a Natale. Una decisione presa dalla Soprintendenza e fissata da una direttiva nazionale riguardante tutti i musei e i siti statali.
Le cause? Scarsa affluenza di visitatori nel Natale scorso e insufficienza di fondi preposti alla copertura degli straordinari festivi.
Ed è subito polemica: i sindacati si scagliano contro il ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschini, ricordando che la vigilanza, durante i suddetti giorni, non va in ferie e che, pertanto, in ogni caso, dovrà essere retribuita.
I tour operator e le associazioni campane, invece, definiscono questa risoluzione come l’ennesima figuraccia internazionale. Questi ultimi, in particolare, si troveranno costretti ad osteggiare l’enorme quantità di richieste di risarcimento da parte degli utenti, rischiando perfino la bancarotta. Per non parlare del duro colpo inflitto agli albergatori del posto che temono un collasso economico dell’intero settore turistico-ricettivo.
Come se quanto fin qui asserito non bastasse, anche Antonio Bassolino, ex presidente della Regione Campania, interviene nella diatriba, invitando i lavoratori a fare uno sciopero alla rovescia, tenendo, così, gli scavi aperti.
Intanto, il ministro Franceschini rincara la dose pubblicando il seguente messaggio su Facebook: «Sembra non ci sia nulla da fare. Ormai qualsiasi cosa affiancata al nome Pompei diventa immediatamente una notizia che pigramente e senza approfondimenti viene riportata da giornali, siti, Tg. Così capita in questi giorni: tutti i musei e luoghi della cultura statali sono chiusi per Natale e Capodanno e la notizia diventa solamente che è chiusa Pompei, con polemiche automatiche». Il ministro precisa, inoltre, che la direttiva era stata precedentemente stabilita di comune accordo con i sindacati e mette in evidenza il fatto che anche molti musei importantissimi, come il Louvre di Parigi o la National Gallery di Londra, restino chiusi durante le feste.
Martina Benadusi