Giorgi Gorgadze, il 26enne georgiano colpito alla testa da un colpo di pistola nella notte della vigilia di Natale e da allora intubato nel reparto di rianimazione dell’ospedale Loreto Mare, è morto oggi pomeriggio alle 15.
Il proiettile si era conficcato proprio al centro del capo, le sue condizioni erano apparse, fin da subito, troppo gravi. Non poteva farcela. E non ce l’ha fatta.
Così si è consumato l’ultimo Natale della sua giovane vita.
Intanto, nuovi e importanti indizi per le indagini emergono dagli accertamenti balistici della Polizia Scientifica. Al momento restano in piedi tutte le ipotesi formulate dagli investigatori nelle ore successive al ferimento.
In vico Zite e in vicolo Zuroli, la polizia ha trovato 12 bossoli di calibro 9 e 7,65. È stato eseguito l’esame del guanto di paraffina (stube) sia sulla compagna di 21 anni, che ha lanciato l’allarme, sia su altri connazionali che abitano nella zona e, secondo quanto si è appreso, sarebbero tutti negativi.
La convivente di Gorgadze, inoltre, non era presente nella stanza dove l’uomo è stato ferito e le sue dichiarazioni, quindi, non hanno potuto fornire importanti contributi per ricostruire l’esatta dinamica dei fatti. In verità, la versione della ragazza ha tutt’altro che convinto gli inquirenti. A carico di Giorgi Gorgadze risultano piccoli precedenti per furto, insieme alla compagna, anche lei georgiana, ha trovato alloggio al quarto piano di un palazzo che si affaccia in vico Zite, a Forcella, zona della città in cui si sta registrando un sensibile incremento dei fenomeni criminali, consequenziale alla rinascita del clan Giuliano.
Inizialmente, l’episodio si era associato ad una delle “spedizioni punitive” finalizzate a seminare terrore, attuate dalle giovani leve dei clan, che già prima di Natale hanno esploso in aria, a scopo puramente dimostrativo, alcuni proiettili nella zona di San Biagio Dei Librai, poco distante da Forcella. Ipotesi che, per l’appunto, legittimerebbe il numero di bossoli ritrovati in terra.
Tuttavia, la polizia ha ipotizzato che il proiettile potesse provenire da una finestra prospiciente, avendo colpito direttamente, e non di rimbalzo, il giovane georgiano. Perché, ricordiamolo, “la tradizione” di chi segue un codice d’onore che impone dictat diversi rispetto a quelli imbastiti nelle leggi alla base dell’ordinaria civiltà, impone che, nei giorni di festa, per far festa, vadano esplosi colpi di pistola verso il cielo, generando una pioggia di variabili imprevedibili che ben facilmente possono disseminare morte.
Morte, un sostantivo tutt’altro che accostabile al concetto di “festa”.
Così è morto Giorgi: colpito da un proiettile ignoto che ha fatto irruzione in casa sua, mentre giocava alla playstation, dopo essersi affacciato un attimo alla finestra.