È la notte più lunga, immensa ed eterna dell’era De Laurentiis.
La più magica, la più rabbiosa, la più densa ed intensa di emozioni, incontenibili, irrefrenabili, multiformi, capaci di esplodere come fuochi d’artificio. La vittoria può assumere tante e varie forme, può presentarsi sotto diverse vesti e può essere perseguita percorrendo diverse strade.
Stasera, la vittoria del Napoli, assume la forma più piena ed appagante del riscatto.
Non solo perché ripaga la beffarda finale di Pechino, ma piuttosto perché il ciuccio si è preso gioco della “Vecchia Signora” lasciandole pregustare il sentore della “vittoria facile“ per poi addentare la coppa mostrando gli artigli più ferini e caparbi di sempre.
Questo è un popolo storicamente abituato a soccombere e a vedersi sopraffare, soprattutto dal “Signore torinese” e al cospetto dei calci di rigore, le spalle azzurre si corrugavano già nella rassegnazione, perché i penalty sono “una questione di fortuna” e, a noi, hanno sempre lasciato credere che siamo un popolo “sfortunato”.
L’immagine di Capitan Hamsik che alza la Coppa verso il cielo, Napoli, deve cucirsela sul petto, per fare perennemente suo l’insegnamento più eterno di questa notte eterna: non esiste sfortuna nel cuore di chi fortemente desidera afferrare una conquista.
Questo è il riscatto, sportivo e morale, più commovente e sentito, scalfito in questa notte più grande di un sogno, più magica di una fiaba, perché radicata nella vita reale ed irradiata da emozioni vere.
Mio Amato Napoli,
Se stasera, alzando gli occhi verso il cielo, non vedrai le stelle, non temere: stasera, sei una di loro.