Per un bambino, ma anche per un adulto, diciamolo pure senza vergogna, recarsi allo zoo è sempre un’esperienza che in un modo o nell’ altro sortisce varie e frammiste reazioni emotive. Si può rimaner colpiti dall’eleganza delle giraffe che sfilano libere e leggere con i loro colli lunghi, protesi verso il cielo e nessuna forza siamo capaci di opporre alla travolgente tenerezza di un cucciolo dalla pelliccia arruffata. Allo stesso modo, possiamo avvertire quel “graffio all’anima” sferrato da una tigre che non trova altro svago che ripercorrere ossessivamente i pochi metri di gabbia che intrappolano la sua energia selvaggia.
A Napoli, decidere di trascorrere del tempo al giardino zoologico, significa confrontarsi con non pochi spettri del passato che si mostrano sfacciati e lugubri già una volta varcata l’uscita della stazione cumana Zoo/Edenlandia.
Le torri di un castello un tempo incantato, oggi vittima di un maleficio che porta il nome di fallimento, si ergono come ruderi dominanti su un parco composto da giostre, immobili e decadenti, dove la vita, densa di risate e gridolini di finto terrore, non scorre più. Uno schiaffo in pieno volto al ricordo d’infanzia di quei bimbi ormai divenuti uomini e donne che in quel parco avevano affrontato i pericoli celati nelle stanze del galeone scricchiolante, cavalcato coraggiosamente il drago cinese e tentato con tutte le proprie forze di cogliere il fiocco per un altro giro gratis… E vi erano riusciti!
Quei bimbi che avevano assaporato la graffa più buona del mondo cospargendosi il cappottino di mille cristalli di zucchero.
Fortunatamente parte di quell’oasi incantata si sta lentamente riprendendo.
Il 2 Ottobre 2013, infatti, l’area del giardino zoologico, è stata ripristinata dopo un lungo periodo di chiusura, dall’ imprenditore napoletano Francesco Floro Flores.
Il suddetto spazio, di circa 10 ettari, fu aperto per la prima volta nel secondo dopoguerra, nel 1949. I primi problemi arrivarono negli anni ’80, quando la struttura non fu più in grado, per motivazioni diversificate, di adeguarsi alle innovazioni necessarie capaci di consentirne il suo corretto funzionamento ed il raggiungimento delle finalità proprie di un giardino zoologico.
Dopo il fallimento della società amministratrice, nel 2004, chi credeva ancora nelle potenzialità dello zoo, andò in contro ad una nuova delusione.
La struttura, infatti, fu presa in gestione da OSAI srl proprietaria anche della vicina Edenlandia, che puntava alla realizzazione di un ambizioso progetto di rinnovamento secondo il quale i due parchi si sarebbero dovuti fondere in un’unica “isola del divertimento”.
Il progetto, come noto a tutti, però, non è stato mai realizzato a causa di inciampi burocratici e “sempreverdi” problematiche economiche.
Attualmente, lo zoo è impegnato nella realizzazione di ambienti che rispecchino quanto più possibile gli habitat delle specie che ospitano. L’area che attira maggiormente l’attenzione di bambini e non, è lo spazio dedicato alla Grande Fattoria, con caprette, pony e maialini. Proseguendo si arriva alle gabbie delle tigri che, purtroppo, sono ancora quelle rivestite da mattonelle in ceramica che nulla hanno a che vedere con la terra rossa di sterminate praterie selvagge, corredate da sbarre di ferro in alcuni punti arrugginito, oltre le quali gli animali ripetono nervosamente il giro su sé stessi, lamentandosi sommessamente con rochi ruggiti. Fortunatamente, disporranno presto una più consona collocazione che ripeterà le forme di una folta giungla.
Più in là, si giunge al fossato dei leoni, al laghetto con gru, pellicani, oche ed una grande new entry, i lemuri. È in fase di work in progress lo spazio dedicato alla savana che accoglierà, tra gli altri, le giraffe, mentre attualmente è possibile ammirare cervi, daini, struzzi, zebre, siamanghi, wallabies, orsi, foche e cammelli. I boa, i pitoni e le lucertole sono ospitati nel rettilario, mentre volatili dalle creste e piume variopinte, fanno sfoggio della propria eleganza nella voliera. Immancabili sono i pavoni che scorrazzano liberi lungo i viali.
Tutti i recinti, sul pannello esplicativo, oltre a riportare il nome della specie, una breve descrizione ed alcune curiosità, riportano il Qr code per ulteriori approfondimenti. L’applicazione per la lettura dei codici è scaricabile dal sito www.lozoodinapoli.it. Un sito che si propone con una grafica accattivante, tramite il quale è possibile registrarsi alla newsletter, acquistare gadget e biglietti, sostenere lo zoo con donazioni, avere tutte le informazioni riguardo orari, tariffe e storia della struttura.
In più lo zoo offre, ogni fine settimana, la possibilità di fruire di visite guidate e partecipare a laboratori didattici interattivi, organizzati in modo da coinvolgere varie fasce d’età. Nei periodi di chiusura estiva e festiva organizza campi estivi per bambini dai 3 ai 12 anni che prevedono anche visite dietro le quinte. E’ possibile, inoltre, organizzare feste di compleanno.
Punto dolente, oltre alla già citata presenza di inadeguate gabbie è rappresentato dalla chiusura dello chalet dello zoo e dell’area ristoro. Due servizi aggiuntivi importanti e utili, non solo per offrire al visitatore un’esperienza di visita adeguata alle sue esigenze, ma anche per rimpinguare le finanze del giardino zoologico, soprattutto in questa fase di grandi rinnovamenti e trasformazioni.
Molto è ancora da fare, troppo riporta ancora ai nefasti che furono, ma, i presupposti, pare ci siano.
Lo zoo è aperto tutti i giorni dalle 9.30 alle 17.00 per l’orario invernale. Il prezzo del biglietto d’ ingresso dai tre anni in su è di 8 euro.