Ieri è volata a braccia aperte verso l’eternità una delle anime napoletane più prolifere e capaci in materia giornalistica: Remo Pascucci, nato a Napoli 89 anni fa, nonché padre di Novantesimo Minuto.
Nato, quindi, all’ombra del Vesuvio e trasferitosi giovanissimo a Roma, la sua carriera, dopo un rapido passaggio a RotoSei e all’Iri si è svolta tutta in Rai, dove fece il suo ingresso negli anni ‘60 e fu caporedattore della sezione sportiva del Tg2. Nel 1970 giunse la felice intuizione con Paolo Valenti e Maurizio Barendson: ideare una trasmissione tv da mandare in onda la domenica, subito dopo la fine delle partite con tempi rapidissimi per la tecnologia di quegli anni, per portare nelle case degli italiani il racconto della giornata di campionato.
Nacque così Novantesimo minuto: un programma che seppe riscuotere, fin da subito, un sempre crescente seguito di pubblico. Nacque così uno delle tradizioni più saldamente radicate, tra i consueti “rituali della domenica”, uno dei programmi televisivi capaci di cavalcare innumerevoli onde generazionali, senza impoverirsi di seguito ed interesse, uno dei programmi che ha cambiato il volto del giornalismo sportivo, introducendo un appuntamento che per innumerevoli anni, di domenica in domenica, sa riconfermarsi come “imperdibile” per gli appassionati di calcio. Pascucci, non apparì mai in video preferendo lasciare a Valenti e Barendson la diretta per dedicarsi al coordinamento, in linea con la sua discrezione.
I cultori del calcio, sinceramente ed irrimediabilmente innamorati di questo sport, non possono che accompagnare la sua ascesa verso il cielo rivolgendogli un tributo pregno di ammirazione e riconoscenza.