Acciaroli è uno degli squarci più umili e genuini dai quali è possibile entrare in empatia, senza remore né ostruzioni, con l’essenza più semplice insita nella natura e nell’umanità.
Acciaroli è un posto in cui tutti conoscono tutti; dove il susseguirsi dei secondi non è scandito dal rincorrersi delle lancette, ma dal rumore delle onde; dove regnano principalmente quattro cognomi, più o meno equamente spalmati tra la popolazione locale; dove si narra che Don Achille sia “il vecchio” che ha ispirato un racconto dal titolo “Il vecchio e il mare”; dove “Ci vediamo al bar” vuol dire incontrarsi al “Muretto”, in quello che un tempo era il giardino di casa di Salvatore e Raffaele: due anime umili e generose, incapaci di ergersi ad imprenditori, più avvezzi a tendere un amichevole ed accogliente stretta di mano a tutti i cuori nei quali leggono cortesia ed educazione; dove le donne imparano fin da bambine ad adoperare “il ferro del mestiere” necessario per conferire quella gustosa e precisa forma ai fusilli cilentani.
Gli acciarolesi vanno in giro scalzi, quasi a voler sottolineare e rimarcare quel senso d’appartenenza che visceralmente li lega a quella terra, pura e perfetta, liberi dalle ostruttive convenzioni imposte dalle scarpe, perché Acciaroli, tutta Acciaroli, è casa loro.
Acciaroli era una terra in cui, un tempo, si usciva di casa lasciando la porta aperta, perché era un paese incontaminato da crimini e violenza.
Ad Acciaroli, la morte, era sempre sopraggiunta nella sua forma più naturale, perfino dopo 100 e più anni, talvolta.
Poi, una sera, tutto è cambiato: diversi colpi di pistola, esplosi per la prima volta lungo l’ingenuità di quella sinuosa costa, hanno ucciso “il Re” di quella terra e con lui, quel senso di inconsapevole ed incondizionata pace che, fin lì, era stata parte integrante dell’anima di quei luoghi, oltre che dell’indole del suo popolo.
Una morte, quella di Angelo Vassallo, che ha scosso, straziato, segnato e cambiato per sempre la sua comunità, Acciaroli, gli acciarolesi, le loro coscienze, la loro identità.
Angelo Vassallo, fino a quella tragica sera, era “un piccolo eroe moderno” che cercava di fare le cose come andrebbero sempre fatte, un uomo semplice che si prodigava per migliorare e coccolare il suo piccolo regno.
La storia di Angelo Vassallo verrà tatuata su una pellicola, prodotta da Rai Fiction, tra il prossimo anno e il 2016.
“Il sindaco pescatore”: questo il nome della fiction che racconterà la vita e la morte di Angelo Vassallo, l’amore che lo legava alla sua terra e la servile abnegazione verso la legalità, i due fattori che, probabilmente, hanno comportato quella cruenta esecuzione che lo ha sottratto alla vita, nell’ambito di un feroce braccio di ferro contro la criminalità.
Con l’auspicio che, nella fiction così come nella vita reale, possa giungere quel tanto agognato finale che ancora manca per scrivere le parole “verità” e “giustizia” prima che sopraggiungano i titoli di coda, necessari, soprattutto, per ripristinare quella pace deturpata nell’anima di quel popolo.