È Natale, è Natale si può dare di più.
Di più, non peggio dell’anno scorso, stupide pubblicità confusionarie.
Quanti di noi annoverano nella lista dei regali di Natale almeno una persona che si fa portatrice sana delle brutture annuali? Ammettetelo. Se già da bambini ci insegnano le regole base della convivenza umana: mangiare tutto quello che c‘è nel piatto, pulirsi accuratamente dopo i bisogni e gestire con navigata maestria il momento dello scambio dei regali, un motivo c’è. La parola d’ordine è : cortesia. Il più finto ed ipocrita “ ma che cariiino” di cui siamo capaci, nel tentativo di vincere la battaglia contro il gusto dell’orrido.
Il mio personale catalogo di regali al limite dell’inverosimile è piuttosto ampio, e negli anni ho imparato come occupare il tempo della digestione, che varia da ore a settimane, in maniera costruttiva. Ho imparato, così, l’arte del riciclo “originale”. Ecco alcuni esempi, prendete pure appunti:
- Partiamo dal più classico dei regali senza sentimento: il profumo tarocco. Quell’olezzo di piedi e candeggina buono solo nelle file chilometriche o nell’epica battaglia per il posto a sedere sui mezzi pubblici: due spruzzate e vedrete aprirsi il vuoto intorno voi. Perfetto per gli amanti della solitudine. Nel caso non apparteniate a questa categoria, sappiate che si rivelano ottimi insetticidi. Provare per credere.
- Il set da bagno, contenente, a caso : Guanto di filo spinato (un piacere insaponarsi), bagnoschiuma che non sa cos’è la schiuma e, infine, i sali da bagno. Ora, rispetto a questi, vorrei chiedervi: chi ha mai messo i sali da bagno nell’ acqua della vasca? NESSUNO. Eppure sono tra i regali natalizi più diffusi. Come è possibile? Non si sa. Sarà forse a causa di quei colori così sobri, roba da far tornare la vista ai ciechi, o forse per le boccette così discrete ed armoniche? Qui non c’è soluzione, buttate via tutto.
- Buoni per la palestra. Cosa volete dirci? Quale trauma infantile vi ha dato la convinzione che a Natale un essere umano qualsiasi brami un messaggio subliminale del genere? Rifiutatelo con eleganze e se a farlo è stata la vostra dolce metà: scappate! L’arte del riciclo sentimentale l’ imparerete poi.
- Sciarpa misto lana-ghiaia. La morbidezza del cartone doppio strato e la comodità di una smerigliatrice: prurito assicurato, ma ottima per le padelle incrostate.
- Il maglione natalizio: il dio trash sceso in terra. Renne, elfi, alberi e stelline. Di tutto un po’ su base rosso fuoco, che fa tanto Natale. Il male incarnato in un capo d’abbigliamento. Per pietà non indossatelo in pubblico, l’umanità ve ne sarà grata. Se proprio ci tenete ricollocate la sua funzione a quella di pigiama. Il tutto con le dovute precauzioni: solo se vivete da soli e solo se sapete indossarlo al buio.
- Kit di sopravvivenza ospedaliera: pantofole, vestaglia e pigiama. Vi concedo il concerto dei gesti scaramantici, grattatevi pure mentre date le spalle al genio dell’anno. Naturalmente conservate tutto, non si può mai sapere.
- Ultimo libro di Moccia. Non devo aggiungere niente altro, vero? Qui l’unica soluzione è cambiare amici, cambiare paese e perché no, cambiare stato. Tanti sforzi per dimostrare chi siete e il risultato è incartato nell’alluminio specchiato? Fatevi delle domande.
Val bene il detto: l’importante è il pensiero, ma a tutto c’è un limite amici. I regali raccontano quello che siete e quello che sapete dell’altro, necessitano di un minimo di sforzo, e se il periodo è di magra regalate un po’ di spontaneo e onesto amore, quello non va incartato, non prende polvere e, di certo, non sarà mai riciclato.