Moses Akatugba è un ragazzo nigeriano e aveva solo 16 anni quando è stato arrestato per un reato che sostiene di non aver mai commesso.
Da allora è in carcere.
È stato torturato e condannato a morte.
Era il 2005 quando Moses Akatugba è stato arrestato per rapina a mano armata. Ha raccontato ad Amnesty International che le forze di sicurezza l’hanno picchiato con machete e manganelli.
Lo hanno lasciato appeso per ore e gli hanno strappato le unghie dei piedi e delle mani, fino a quando non ha firmato due confessioni già scritte.
Nel 2013, Moses Akatugba è stato condannato a morte per rapina a mano armata.
Il 1° ottobre 2014, il governatore dello stato del Delta del Niger ha risposto alle pressioni dei sostenitori di Amnesty International e ha dichiarato che sta esaminando il caso.
Amnesty, pertanto, percepisce come palpabile la possibilità di ottenere giustizia per Moses; seguita a fare pressione sul governatore, affinché rispetti la sua promessa. Affinché una vita innocente venga salvata.
Moses era solo un adolescente quando è stato arrestato; secondo il diritto internazionale, inoltre, non avrebbe mai dovuto essere condannato a morte perché minorenne al momento del reato.
Moses non è un caso isolato: innumerevoli sono, infatti, i fotogrammi “in vetrina” sul sito ufficiale di Amnesty.
A ciascuna foto corrisponde una storia, ricca di sangue, lacrime, dolore e sopraffazione, che racconta di soprusi, violenze, barbarie e condanne a morte.
Storie che recepiamo come “lontane” eppure per salvare quelle vite, basterebbe solo un clic.
Scopri come su www.amnestyinternational.it e memorizza l’hashtag #corriconme