Ali Oranei è un uomo di 53 anni, nato in Giordania, ma che vive ormai da diversi anni a Napoli, dove gestisce un piccolo negozio di articoli mediorientali ed è conosciutissimo per l’impegno a favore della causa palestinese.
Ali è protagonista di una vicenda emblematica che disegna tanti possibili e tristi scenari.
Qualcuno ha fatto irruzione nell’appartamento dove vive, in via Chiavettieri 56, a pochi passi dal dipartimento di Lettere e di Giurisprudenza ed ha rubato 1050 euro.
Fin qui, nulla di inusuale, in quanto, seppure risulti non poco disgustoso ammetterlo, siamo abituati ad imbatterci in analoghe irruzioni di “delinquenza ordinaria.”
Ma, nel caso di Ali, ciò che concorre a conferire sgomento ed incredulità alla vicenda è ben altro: il cemento. Cemento nel lavandino, nel piatto doccia, nel water, nel frigo e sopra il piano di cottura della cucina. Tre grosse buste, del tipo di quelle che si adoperano per i rifiuti, piene dei suoi abiti e dei suoi effetti personali e depositate nei pressi della porta d’ingresso.
Questa la scena che ha accolto il suo rientro a casa, appena qualche sera fa.
“Le persone che si sono introdotte nell’appartamento dove vivo in affitto, non erano semplici ladri. – ha raccontato Ali a “Il Corriere del Mezzogiorno – Non si spiegherebbe, infatti, l’accanimento col quale hanno provocato danni. Hanno voluto dirmi che è meglio che vada via. Non so chi abbia commesso i fatti sopra esposti, però credo che sia stata un’azione di intimidazione volta ad indurmi a lasciare l’abitazione”.
Ali ipotizza che il suo appartamento possa far gola a chi gestisce, in quella zona, le occupazioni abusive. “Ce ne sono state anche nell’edificio dove risiedo”, sottolinea. A quanto pare, risulterebbero essere state realizzate da persone vicine, per affinità parentali o per legami amicali, ad un malavitoso della zona.
Vicende sulle quali urge che gli inquirenti facciano chiarezza, dunque, anche per restituire serenità ad Ali ed ai suoi condomini, che sono da tempo alle prese anche con i problemi del caro affitti. Racconta: “Sono andato a vivere in via dei Chiavettieri ormai molti anni fa. Mi ospitava all’epoca la mia compagna, nell’appartamento assegnato dal Comune di Napoli a suo padre. Sono rimasto in quella casa anche dopo che l’alloggio è passato in gestione alla Ricostruzione Via Marittima srl, alla quale ho continuato a versare circa 30 euro al mese. Da oltre un anno, tuttavia, ci chiedono di pagare 450 euro o di comprare la casa. Finora ho rifiutato”.
“Ad agosto 2013 – racconta Ali – un signore ha comunicato a me ed agli altri inquilini di essere stato delegato dalla Risanamento a trattare con noi la vendita della casa. Mesi fa, poi, si è presentato al mio negozio un tal Francesco, che mi ha detto di essere il nuovo proprietario della casa, mostrandomi da lontano quello che appariva un atto di vendita. Mi ha detto che sarebbe stato disposto a cedermela al medesimo prezzo per il quale l’aveva acquistata – circa 25.000 euro, sosteneva – oppure a fittarmela per 450 euro al mese o a darmi una piccola somma come buonuscita. Ho detto no”.
Un dramma, quello del rincaro degli affitti e degli sfratti, che sta assumendo le spietate forme di una cruenta e diffusa piaga sociale.
Ma, nel caso di Ali, appare evidente che c’è anche dell’altro. Tanto altro.