Non ce l’hann0 fatta due delle 17 persone che erano state sequestrate ieri mattina, in una cioccolateria nel centro della città. Per ben 16 ore un uomo armato, il rifugiato politico musulmano Man Haron Monis, ha tenuto da solo in ostaggio i malcapitati, costringendoli contro i vetri dell’edificio ed esponendo un drappo nero come gesto di adesione ideologica all’ormai tristemente famoso califfato progettato dall’Isis. Poi, verso le 2 del mattino, la tragedia: si sentono degli spari provenire dall’interno del locale, la polizia interviene, due cadaveri, gli agenti a questo punto neutralizzano il sequestratore per evitare ulteriori spargimenti di sangue. Le due vittime sono Tori Johnson, trentaquattrenne gestore del locale, che avrebbe provato a disarmare lo squilibrato, trovando però la morte nel tentativo, e Katrina Dawson, trentottenne madre di tre figli, che si sarebbe sacrificata per proteggere una donna incinta.
Il folle gesto di Monis va spiegato anche alla luce della sua “carriera” personale: fuggito dall Iran nel 1996 e stabilitosi in Australia, si sarebbe autoproclamato “sceicco” e in un intervento al quanto razzista sul web avrebbe dichiarato «Ero rafidi (dispregiativo con cui si indicano gli sciiti) ma ora sono musulmano». L’ennesima testimonianza di un conflitto secolare tra sciiti e sunniti che trova in esaltati come Monis la sua ragione d’esistere; la stessa ragione che ha portato alla formazione dell’esercito jihadista dell’Isis (complici le innumerevoli lobby delle armi europee ed americane, le quali probabilmente non hanno fatto altro che accendere una miccia già bella che preparata). Inoltre Monis era già stato accusato di aver accoltellato e ucciso l’ex moglie, nonché di essere stato protagonista di diverse molestie sessuali nel paese ospitante.
Insomma più che un atto terroristico questo appare il gesto folle di un uomo psicologicamente instabile, il tipico profilo che la minaccia nera dell’Isis ricerca tra le sue fila, reclutando sostenitori non soltanto in Medio Oriente, bensì in tutto il mondo, attraverso la sua propaganda nazionalista e criminosa (inneggiamenti alla lotta armata, al terrorismo, pubblicazioni di foto macabre di esecuzioni e violenze d’ogni genere). Fortunatamente, e questo va sottolineato con forza in un momento in cui l’islamofobia sta raggiungendo i suoi picchi storici, le comunità musulmane di tutto il mondo si distaccano con forza da queste forze sconsiderate e sprezzanti della vita umana, le quali non fanno altro che gettare fango e sangue su una religione e su un mondo che si conosce, purtroppo, solo mediaticamente. I musulmani nel mondo sono all’incirca un miliardo e mezzo, i seguaci del califfato diverse decine di migliaia. E’ pur vero che probabilmente ci saranno molti simpatizzanti (si pensi alle correnti interne Turche che hanno dichiarato di appoggiare questi estremisti), molti non schierati apertamente contro, ma non si incorra mai nell’idea, falsa in partenza, che un popolo sia malvagio o benigno di natura: è in base ai contesti e alle variabili storiche che determinati mali vengono alla luce, e lo può ben testimoniare il popolo europeo, che ha visto i peggiori totalitarismi sbocciarvisi in seno, e non deve mai dimenticarsene, dato che ancora oggi, purtroppo, cova i semi del razzismo, della xenofobia e del conflitto, gli stessi del sedicente califfato nero.