Il Natale si avvicina, con la sua calda atmosfera che sa di famiglia, di camini accesi e di grandi mangiate a tavola… non per tutti. Molte, troppe le persone che anche nell’Occidente “ricco” continuano a patire fame, freddo e malattie, persone per le quali l’inverno non rappresenta affatto l’avvenire di una festività, bensì un ostacolo da superare per sopravvivere. Questa volta la sorte della morte in strada è toccata ad un clochard sulla cinquantina, senegalese, rinvenuto morto questa domenica mattina a causa di un arresto circolatorio, probabilmente dovuto sia al freddo e ai disagi della vita da senzatetto sia al consumo di alcolici.
E’ una notizia che probabilmente sconvolgerà il lettore, tanto quanto può sconvolgere una notizia che non si sente poi così raramente, anzi, che si ripresenta in maniera ridondante, sempre uguale eppure sempre diversa. Neanche due giorni prima un caso analogo ci riporta a Napoli, dato che Domenico Fiore, sessantenne pugliese che da anni ormai “abitava” stabilmente le strade di Pozzuoli, ci ha lasciato anch’egli per arresto cardiaco.
E’ la storia più vecchia del mondo: a qualcosa che avviene di continuo c’è da assuefarsi, da interpretarlo come la normalità, tutt’al più come la dura legge della natura, come può far comodo pensare a chi non vuole indagare in profondità i problemi di emarginazione sociale e di povertà. D’altronde la disarmante crescita economica (concetto ben diverso da quello di “sviluppo”, differenza non chiarissima neanche a dversi economisti, dato che un bilancio in attivo, un debito sanato od un PIL elevato non garantiscono senza i dovuti investimenti e coperture nel sistema Welfare i servizi di base come sanità pubblica, assistenza sociale, diritto alla casa ecc) del Mondo Occidentale ha visto nello sfruttamento di risorse anche e soprattutto umane e nell’emarginazione uno dei suoi pilastri fondamentali: dalle depredazioni di Africa e Americhe nell’Età Moderna alle vere e proprie scorie umane prodotte dalla Rivoluzione Industriale, come i bambini nelle miniere, fino alle moderne speculazioni finanziarie ed economiche internazionali.
In un mondo dove i tassi di povertà mondiali non accennano a diminuire, dove sempre più pochi sono sempre più ricchi e le moltitudini si affannano e si affamano, sorge spontaneo domandarsi come poter ancora oggi tollerare l’idea del consumo più sprecone, più indifferente verso ciò che si ha già e verso chi non possiede nulla. Viene da chiedersi: è davvero il momento di partecipare alla corsa agli acquisti o tutto questo è solo un velo colorato attraverso il quale il mondo ci appare meno brutto e cattivo?