Di prestazioni analoghe a quella di stasera, in casa del Milan, i tifosi muniti di lunga e ragguardevole memoria, ne ricorderanno più di una.
Inutile stare qui ad elencarle per riaprire altre e vecchie ferite utili solo ad incrementare il di per s’è copioso carico di rabbia, delusione e rammarico che gronda da quella rimediata stasera.
La storia insegna, troppo spesso, che quando gli azzurri approdano sulle sponde della Milano rossonera è davvero come se scendessero negli inferi al cospetto del demonio.
Quella rimediata stasera, esattamente come tutte le altre, è una sconfitta che brucia, non solo perché enfatizzata e contornata da quei beceri ed odiosi cori, ma soprattutto per le modalità con le quali è maturata.
Perdere fa sempre male, ma c’è modo e modo anche di perdere.
Perdere con dignità al cospetto di un avversario che palesa un’oggettiva ed innegabile supremazia, è un conto.
Perdere senza entrare quasi mai in gara, rimanendo finanche imbrigliati in una trama tattica troppo articolata per essere propriamente interpretata dalle pedine in campo, è un altro conto.
Sono la mancanza di grinta e cattiveria agonistica e soprattutto i nervi tesi di tanti uomini in campo a destare le più severe perplessità.
Errori individuali, errori collettivi, la premessa che introduce queste parole chiaramente evidenzia che le disamine tattiche, preferiamo lasciarle ai “Signori del lunedì”: coloro che al cospetto di partite come quelle che, troppo spesso, vanno in scena a Milano, si sfregano le mani e trascorrono un‘adrenalinica notte insonne per stilare tutti i prosopopeici ed irriverenti sermoni con i quali ergersi a “Dottori del Pallone” infliggendo impietose e plurime coltellate all’operato di Benitez e company, per dare libero e sfrenato sfogo al loro gioco preferito: disseminare ruggini, acredini e dissapori nell’intero ambiente.
Pur di fare audience, pur di collezionare “like”, “follower”, visibilità, visualizzazione o, semplicemente, 5 minuti di gloria.
Il Napoli stasera ci dimostra che, nel corso degli anni, tante, troppe volte, quando è stato chiamato a sostenere la prova di maturità in casa del Milan, ha clamorosamente e puntualmente rimediato una sonora bocciatura.
Ma, gli avvoltoi che puntualmente aleggiano sulla carcassa azzurra, al cospetto di una ferita sanguinante, stanno dimostrando di essere andati incontro ad un regresso ben più inarrestabile.