La Camorra, di recente, si sta particolarmente attivando per infoltire il cospicuo intreccio di storie contenute nel suo già copioso e prolisso libro, in perenne ed incessante aggiornamento.
Un libro improntato su diverse realtà, radicate in territori vicini, seppur distanti, finanche avversi tra loro.
Uomini che sparano contro altri uomini, napoletani che sparano contro altri napoletani, napoletani che sparano su Napoli, a Napoli, contro Napoli ferendola nell’orgoglio e nei sentimenti più veri.
Si parte dal doppio raid di camorra avvenuto a Pianura, a base di plurimi colpi d’arma da fuoco, nell’ambito della notte che introduceva l’alba del weekend.
L’obiettivo dei sicari è un 30enne pregiudicato ai domiciliari, genero del boss locale che, due mesi fa, ha saputo conquistare popolarità ed ulteriori inimicizie attraverso una piattaforma, fin qui, del tutto estranea al linguaggio della Camorra, ovvero, postando sul proprio profilo facebook le foto di un mitra e soprattutto delle ferite rimediate in un precedente agguato giurando vendetta: “Il leone è ferito ma non è morto. Sto già alzato. Avita murì.”
Un messaggio che però ha inasprito il conflitto in corso. E quanto avvenuto di recente, inequivocabilmente, lo dimostra.
Una sventagliata di mitra contro il portone di casa sua, alla quale sono seguiti, nei giorni successivi, ventuno colpi di mitra esplosi, intorno alla mezzanotte, contro l’abitazione di sua madre.
Due proiettili hanno raggiunto la camera da letto, senza, però, ferire la donna.
Una quindicina di minuti prima, invece, qualcuno ha sparato cinque colpi di pistola contro la casa di un pregiudicato di 57 anni ai domiciliari e che, probabilmente, tra qualche mese, giorno, settimana o anno, scopriremo essere affiliato al clan.
L’ombra della camorra, e della faida tra clan rivali, assume, poi, una differente ed ancor più cruenta veste che si allunga fino a raggiungere il Centro Storico, geneticamente più avvezzo ad accogliere turisti e cittadini avvolti in cappotti e sentimenti buoni, in particolar modo, durante questi giorni che precedono il Natale, piuttosto che scagnozzi bardati da giubbini in pelle e caschi integrali.
Il pomeriggio dello scorso venerdì, in via San Biagio dei Librai, la via più antica di Napoli, meglio nota come “Decumano inferiore” o come “Spaccanapoli“ perché taglia a metà il cuore del centro storico della città è stato scosso da un inquietante episodio.
Un commando di circa 10 uomini, a bordo di motorini e motociclette, ha attraversato San Biagio dei Librai, con i volti coperti da caschi integrali, sparando svariati colpi di pistola in aria.
Una macabra sfilata che mostra il volto più austero e feroce della criminalità: quella che si arma di vile prepotenze per disseminare paura.
Paura.
Già, paura.
Paura è la maschera che quegli spari hanno appiccicato in faccia alle centinaia di persone che affollavano la strada: turisti, famiglie con bambini, gente comune animata da tutt’altri e ben più semplicistici intenti.
Acquistare qualche pastore, ammirare qualche presepe, imbattersi in un’originale idea regalo: queste le scene propriamente consone a quel contesto.
Gli spari, il panico, il fuggi fuggi generale, scandito da grida di sincero spavento: queste le scene impropriamente imposte dalla camorra a quel contesto.
Dopo il passaggio del commando, la strada è rimasta basita, con il fiato sospeso, come se fosse appesa a un filo che, da un momento all’altro poteva cedere, prima di tornare a popolarsi, lentamente.
Nessuno è rimasto ferito. I colpi sono stati esplosi in aria, verso l’alto.
Non c’era da parte degli esecutori l’intenzione di ferire né di uccidere.
Solo di intimidire. Spaventare. Intimorire.
Volevano solo seminare paura.
Un avvertimento, rivolto probabilmente a una fazione criminale rivale.
Diverse le piste battute dagli inquirenti: da quella del racket, a quella dell’intimidazione nei confronti di alcuni pregiudicati della zona, all’azione di un gruppo emergente che cerca di affermare il proprio controllo nell’area.
Anche se la pista più battuta è quella che porta la firma più possente della Camorra e che potrebbe e/o vorrebbe lasciare intendere che l’ombra di una nuova e sanguinosa faida troneggia sul Centro Storico: la guerriglia non è più nella lontana, dimenticata periferia, ma nel cuore pulsante della città, a pochi passi da monumenti, negozi, luoghi di interesse turistico.
Quegli spari, potrebbero rappresentare la presa di posizione da parte dei Giuliano, il clan “giovane” ed emergente di Forcella, che sta tentando di strappare il controllo di un territorio alla famiglia Mazzarella, la quale, anni addietro, approfittò di un vuoto di potere per prendere il controllo della zona del Centro Storico.
In tale ottica, l’agguato potrebbe rappresentare un’azione di forza e un avvertimento rivolto ai Mazzarella dai giovani e spietati Giuliano di Forcella.
Genera più rumore di quegli spari, tuttavia, la risposta della gente comune che ieri sera ha gremito proprio quelle stesse strade, ripulendo i residui della polvere da sparo con copiose secchiate di ferma e sostenuta volontà di vivere gli aspetti sani e positivi di questa città.