“La vita potrebbe essere divisa in tre fasi: Rivoluzione, Riflessione e Televisione. Si comincia con il voler cambiare il mondo e si finisce col cambiare i canali.”
Luciano De Crescenzo: è lui l’autore di questa celebre frase che rispecchia una delle realtà più assolute dell’era contemporanea.
Scrittore, regista, attore e conduttore televisivo: ecco per come viene riconosciuto oltre che nel ruolo di ingegnere.
Dopo aver lavorato per circa 20 anni nel IMB guadagnando 700 mila lire al mese e premiato come uno dei migliori dirigenti, decide di lasciare il lavoro per dedicarsi alla sua passione: la scrittura.
«Ma m’annoiavo, così scrissi Così parlò Bellavista. Maurizio Costanzo a una festa s’appassionò alla storia e disse: “Perché non la racconta in tv?”. Fui il primo autore la cui copertina fu mostrata alla telecamera».
Il suo libro, dopo aver venduto oltre 600.000 copie, venne tradotto anche in giapponese.
A questo, seguono anche una serie di romanzi e opere saggistiche, tra le ultime ricordiamo: Tutti santi me compreso del 2011 e il suo ultimo libro Fosse ‘a Madonna del 2012.
Oltre al ruolo di scrittore, tra gli anni ottanta e novanta, ha condotto sulle reti Rai una trasmissione televisiva sui miti e leggende degli antichi Greci. Inoltre , sbarca sul grande schermo come attore al fianco di grandi nomi tra cui: Roberto Benigni, Renzo Arbore, Sophia Loren, Alessandra Mussolini, Teo Teocoli ed Isabella Rossellini.
Uno dei suoi film migliori, a detta dei critici, fu Croce e Delizia e lo si riconosce come scrittore, direttore e attore.
Oggi, a causa di una particolare malattia neurologica, la prosopagnosia, quella che lo stesso De Crescenzo ha etichettato come una “fastidiosa seccatura”, non è capace di riconoscere i volti delle persone conosciute.
E di fatti, la malattia, non ha fatto perdere a De Crescenzo il suo abituale buonumore: ”Ormai quando vado ad una festa faccio delle figure terribili, impossibilitato come sono a riconoscere le persone. Avrei bisogno di due accompagnatori, che mi suggeriscono i nomi delle persone che mi vengono incontro. Forse era meglio se vivevo al tempo degli antichi Romani: gli imperatori erano affiancati infatti da due aiutanti che si chiamavano ‘nomenclatores’, che proclamavano il nome delle persone prima che si avvicinassero al sovrano”.
Paradossale è il rapporto che il filosofo/pensatore partenopeo ha intrecciato con la sua malattia ed ancora di più risultano esserlo le prime difficoltà nelle quali si è imbattuto, dalle quali traspare tutta la sua lungimiranza: ”Finora ho cercato di non dirlo troppo in giro, perché temevo che la gente si mettesse a ridere. Essendo io un autore ironico, pensavo che se dicevo di essere prosopagnotico tutti si sarebbero messi a ridere, convinti che stessi scherzando. Insomma, non escludo che ora qualcuno mi accusi di essermi inventato tutta questa stronzata per far ridere”.
Ultimamente , De Crescenzo è stato il protagonista di una mostra fotografica che riportano ben 47 fotografie del libro: La Napoli di Bellavista edito nel 1979 , da Mondadori che due anni prima aveva pubblicato Così Parlò Bellavista.
Paola De Crescenzo e Laura Del Verme hanno selezionato scatti che traggono scene di vita di strada: volti e vite passano come in un film; portinai, facchini, tifosi, filosofi e poeti estemporanei, insegne di negozi (dal vecchio Ospedale delle bambole a quello dove si poteva acquistare l’origano, con tanto di traduzione- «arecheta» nell’insegna – in lingua napoletana), posteggiatori, venditori ambulanti (tra cui «Fortunato» che con il suo trabiccolo smerciava taralli ed altri cibi popolari).