Giovani allo sbando, allo sbaraglio, disagiati, disadattati, frastornati, confusi, tramortiti. E molto altro, ancora. Questo è quanto emerge da “I divieti trasgrediti dai nostri figli”: la ricerca promossa dal Moige con l’Università Sapienza, presentata ieri pomeriggio al Senato. Una ricerca che analizza i principali comportamenti “a rischio” tra i minori e tutte le “cattive abitudini” più diffuse tra i giovanissimi.
L’indagine è stata condotta nel 2014 nelle scuole del territorio nazionale su un campione di 1.845 minori di età compresa tra gli 11 e i 18 anni, si articola in 5 aree di rischio: alcol, fumo, giochi con vincite in denaro, pornografia e videogiochi 18+.
L’alcool si conferma un fenomeno largamente diffuso tra i giovani: due su tre dichiarano di aver bevuto almeno una volta. La percentuale arriva all’86,5% tra gli studenti di scuola superiore e, tra questi, uno su due afferma di bere “abitualmente” o perlomeno “in diverse occasioni”. Tra i ragazzi di scuola media le percentuali di trasgressori sono dimezzate (45,6%), ma pur sempre allarmanti. Uno studente di superiori su quattro afferma di aver bevuto, negli ultimi 3 mesi, almeno quattro bicchieri di alcolici. E solo sei su dieci conoscono il divieto di vendita alcolici a minori di 18 anni. Di pari passo va la mancata segnalazione del divieto (43%) nei luoghi dove sono stati acquistati gli alcolici e la disarmante percentuale del 65,6% (più di 1 caso su 2) in cui il venditore non ha verificato la maggiore età dell’acquirente.
Il 40% degli adolescenti dichiara di aver provato almeno una sigaretta. Il 75% dichiara che il primo tiro è arrivato tra i 12 e i 15 anni. I genitori disapprovano l’uso delle sigarette tra i figli (85%), ma 1 minore su 2 fuma a loro insaputa. Il 25% ignora i divieti e in 7 casi su 10 i venditori non hanno mai verificato la maggiore età dell’acquirente.
Riguardo al gioco d’azzardo, negli ultimi 12 mesi tra gli studenti di scuola superiore 1 su 4 ha giocato almeno una volta presso punti vendita, mentre tra i più giovani (11-13 anni) la percentuale dei giocatori scende al 10,3%. Online il dato decresce sino al 16% per gli studenti delle superiori e al 7,6% per quelli di scuola media. Sul web e nei punti vendita i giochi più praticati sono le scommesse sportive (30%). Un aspetto positivo da rilevare, però, c’è: la conoscenza della legge, del divieto, investe 8 intervistati su 10. Grave e preoccupante, di contro, è che 1 giovane su 2 dichiari di non aver mai ricevuto richieste di verifica dell’età da parte del personale del punto gioco. Su Internet questa istanza manca del tutto nel 20% dei casi. Troppo permissivo e complice l’atteggiamento dei genitori, che pur essendo a conoscenza (nell’80% dei casi) dell’attività ludica del figlio, la vietano in modo differente a seconda dell’età; dai 7 casi su 10 per gli studenti di scuola media si scende al 50,6% per gli studenti di scuola superiore. Si conferma anche in quest’ambito come la presenza di regole e coesione familiare siano fattori di protezione del minore dai giochi con vincite in denaro.
In merito ai videogiochi: quelli non adatti ai minori sono ampiamente diffusi tra i giovani tra gli 11 e i 18 anni. Ne fa uso il 35,1% degli studenti di scuola media e il 43,5% di quelli di scuola superiore. Il videogioco viene fruito prevalentemente in casa (38%), in presenza di amici o da soli (1 su 3): in questo contesto d’uso prevale il gioco offline praticato da 4 intervistati su 10, mentre 2 su 10 dichiarano di connettersi in rete per giocare. L’acquisto dei videogames non adatti avviene nell’80% dei casi presso negozi. Il 41,5% dei minori dichiara di non aver visto alcun avviso che consigliava la vendita del prodotto ad un pubblico adulto. In merito alla conoscenza dei sistemi internazionali di classificazione dei videogiochi, che stabiliscono l’età minima consigliata per giocare, solo 1 studente su 4 di scuola media e 1 su 3 di scuola superiore è conscio che il codice PEGI si limita a sconsigliare i prodotti videoludici, ma non a vietarli. Il 44% del campione è convinto che si tratti di reali vincoli normativi all’uso dei videogiochi da parte dei minorenni.
Il dato più preoccupante riguarda la permissività dei genitori: seppur “sempre” al corrente dell’uso di questi prodotti da parte degli adolescenti (in 7 casi su 10), essi non impongono divieti al 70% degli studenti di scuola superiore e al 35% di quelli di scuola media. Anche in questo caso la presenza di regole e la disapprovazione dei videogiochi 18+ all’interno del contesto familiare determinano una minore propensione del minore ad avvicinarsi a questi prodotti loro vietati.