Amos Oz, David Grossman e A.B. Yehoshua: tre grandi nomi che oltre ad essere accomunati perché riconducibili al mondo della letteratura, in questi giorni hanno firmato, insieme ad altri 800 israeliani, una petizione rivolta ai Parlamenti dei Paesi europei affinché la Palestina venga riconosciuta come Stato.
“Impedire uno Stato binazionale e dire basta agli insediamenti“, lo scopo.
L’indipendenza dello Stato palestinese era già stata proclamata nel 1988 dall’Organizzazione per la Liberazione di Palestina e poi sancita pure dall’ONU il 29 novembre 2012; sono inoltre, 136 i Paesi ad aver riconosciuto il diritto ad esistere dello Stato di Palestina.
Sostanzialmente, però, il suddetto Stato difetta di un’organizzazione statale tipica e non dispone di un regolare esercito; tra l’altro, parte del territorio della Cisgiordania è occupato da Israele e la striscia di Gaza è sotto blocco navale, terrestre ed aereo da parte delle truppe del medesimo Stato.
Tra i nomi noti di quanti si sono uniti alla richiesta dei tre scrittori figurano anche quello del Premio Nobel per l’economia Daniel Kahneman e dell’ex ministro degli Esteri Yossi Sarid.
“È un atto di incoraggiamento soprattutto per il negoziato“, sostiene Yehoshua..
Ma Le critiche da parte del governo israeliano nei confronti di questa iniziativa non sono tardate ad arrivare e si sono rivelate molto aspre.
“Riconoscere oggi lo Stato di Palestina non aiuta la pace, anzi la allontana. Perchè non riporterà i palestinesi al tavolo negoziale […]”, ha dichiarato Naor Gilon, ambasciatore israeliano in Italia. Un esempio pratico di tale dissenso si è avuto con il caso della Svezia la quale nel momento in cui ha riconosciuto la Palestina, ha assistito all’allontanamento dell’ambasciatore israeliano, richiamato prontamente in patria.
Per conoscere gli sviluppi della vicenda occorrerà comunque attendere che si concludano le votazioni sul riconoscimento che si stanno tenendo in Belgio, Danimarca ed Irlanda.