L’otto dicembre, festa dell’Immacolata Concezione, ricorrenza percepita da molti come un semplice giorno di festa segnato di colore rosso sul calendario o come lo start per procedere ad addobbare le proprie case con luci e nastrini e che sancisce ufficialmente l’incipit nella maratona del periodo natalizio.
Ma quando nasce e qual è il vero significato di questo giorno?
E’ necessario, in primis, chiarire che l’Immacolata Concezione è un dogma, una verità assoluta ed inconfutabile, nata precisamente 160 anni fa, quando fu pronunciata da Papa Pio IX mediante la bolla che affermava l’assoluta purezza della Vergine Maria, che sin dal primo istante della sua concezione, da sant’Anna e san Gioacchino, non è mai stata a contatto col peccato originale e per questo motivo, seppur per volontà di Dio, è da ritenere credibile da tutti i fedeli.
La festa dell’Immacolata è quindi un rinnovo della fede verso la Vergine, considerata pulita e libera da ogni forma di peccato: questo, almeno, fino a qualche decina di anni fa, quando il senso religioso e mistico era ancora sentito e rispettato.
Oggi, come vuole la moda più che la tradizione, in tutt’ Italia si attende l’arrivo di questo giorno per dare il via all’allestimento di alberi di natale, presepi, decorazioni e mercatini in qualsivoglia stradina di paese.
Ma c’è dell’altro: la tradizione prevedeva il digiuno in questo giorno, usanza progressivamente sostituita da cibi ”fast” e sostanziosi, seppur privilegiando l’usanza di non mangiar carne.
Un’abitudine culinaria diffusasi in un batter d’occhio, in tempi più recenti, in particolare tra le cucine del Sud è quella di preparare pizze: a Napoli è di uso ormai comune mangiare la pizza di scarole, mentre sulle tavole calabresi troviamo frittelle calde sia dolci che salate, dette ”pittule”. In Puglia, il piatto tipico del giorno sono le ”pucce”, ovvero delle pagnottelle che assomigliano all’impasto della pizza, farcite poi con qualsiasi cosa si desideri. In Sicilia, invece, pesce azzurro a volontà condito con vari tipi di salse accompagnate da un pregiato baccalà.
Inoltre, sentitissima e molto seguita è la tradizione che da sempre accompagna gli abitanti di Castellammare di Stabia e che contempla lo svolgimento di due eventi chiave: i fucaracchi e fratiell’ e surelle. Quest’ultima è proprio la rappresentazione allegorica di un voto fatto da Ciccio o’ chiavone, il pescivendolo che riceve una grazia dalla Vergine dopo un intervento alla schiena malandata e ogni anno, per dodici giorni prima dell’Immacolata, fino al fatidico giorno, Ciccio compieva il giro delle stradine del paese intonando una cantilena alla Vergine. Questa tradizione continua ancora oggi, andando a sottolineare il forte attaccamento alle tradizioni e alle antiche civiltà che hanno scritto la storia prima di noi.