La tragedia che ha irreversibilmente segnato le vite di Claudia Galanti e Arnaud Mimran è lo straziante epilogo di un bocciolo di vita sfociato un lutto atroce, prematuro, spietato.
La loro piccola, Indila Carolina Sky, è deceduta nel sonno a 9 mesi per colpa di un rigurgito, nella notte tra il 3 e il 4 dicembre, a Parigi.
Mentre cerco di trovare le parole più appropriate da indirizzare questa cruenta notizia – ammesso che esistano – la casella di posta s’illumina e ricevo questo messaggio:
“Sono una donna alla quale, le perfide circostanze che mi divorano il destino, impediscono ed impediranno, per sempre, di provare la gioia di diventare madre.
Ormai mi ritrovo all’alba dei 30 anni e già so che devo rassegnarmi ed accettare questa amara sentenza incisa nel libro della mia vita: non stringerò mai un figlio tra le braccia.
Fa troppo male spiegare le motivazioni che mi negano questa gioia e che fanno di me una “donna diversa”.
Perché sono una donna diversa.
A dispetto del mio 1,75 cm di altezza, della mia taglia 42, della mia folta e nutrita chioma di ricci corvini: sono un bel “pacco regalo” che nasconde una “sorpresa amara”.
Ho fatto di tutto per prendermi cura di me o meglio per raggiungere un livello di perfezione estetica che pensavo potesse aiutarmi ad “addolcire la pillola” mettendomi in condizione di accettarmi per quella che sono e che non sono e non sarò mai.
Ho cercato di strapparmi l’istinto materno dal cuore cancellando la parola “madre” dal mio vocabolario, ma fingere una raggiunta serenità che non mi appartiene, non è la soluzione al problema.
Gli uomini, come se non bastasse, dimostrano di essere stupidamente abili a rincarare la dose.
Gli uomini non sanno mai quando è il momento di tacere e quando, invece, devono parlare. E quando parlano, sbagliano sempre la battuta, i tempi, i modi, le intenzioni.
Ne ho incrociati tanti, ma, mai, in nessun abbraccio ho trovato la comprensione e il conforto che cercavo.
“Vabbè… Ma questo non ti preclude la possibilità di avere rapporti sessuali, giusto?”
“Cosa si dice in questi casi: “Condoglianze!?””
Sono solo alcune delle uscite infelici che ho incassato e collezionato da parte degli uomini, nel corso degli anni.
Ormai, in me vive la consapevolezza che, a dispetto del mio “aspetto invitante”, difficilmente m’imbatterò in un uomo capace di rilevare del bello anche nel “marcio” che è in me.
Così, quasi per gioco, sono finita su una passerella… E sfilo, esclusivamente, indossando abiti da sposa.
Mentre sfilo, “rubo” i sogni dagli occhi delle aspiranti sposine che siedono in platea e mi incollano addosso sguardi ammirati e pregni di emozione.
In quei momenti, fugaci, illusori, apparentemente effimeri, eppur così infinitamente profondi per me, mi proietto nel mondo dei sogni, nel mondo dei miei sogni. Quello in cui posso sentirmi legittimata ad ergermi a regina ed indossare l’abito più maestoso che corona tutte le favole d’amore.
Quando sfilo vestita da sposa sono felice, perché nessuno fa domande: quando appaio in passerella tutti spalancano la bocca e sgranano gli occhi ed io, come per magia, mi sento accettata. In quei momenti, il bianco che mi fascia il corpo, riesce a sovrastare il nero e putrida stagno che dimora dentro me.”