“Vorrei che le donne avessero potere non sugli uomini, ma su loro stesse.”
A Roma, 39 anni fa, il 6 dicembre 1975, si svolgeva la prima manifestazione nazionale del Movimento Femminista.
Non è semplice fornire una definizione universale di “femminismo”, in quanto si tratta di un movimento fortemente composito, all’interno del quale confluiscono svariate ramificazioni.
In generale, possiamo affermare che si tratta di una corrente socio-politico-culturale, sviluppatasi a partire dall’Ottocento, impegnata nella lotta contro il “patriarcalismo” e mirata al raggiungimento delle pari opportunità tra donne e uomini.
Nel corso della storia, difatti, alle donne, è sempre stato riservato un ruolo marginale, nell’ombra. Si pensi all’età del paleolitico, in cui si riteneva che il solo compito della donna fosse quello di procreare; o alla Grecia antica, dove ad Atene la condizione della donna era equiparata a quella dello schiavo. Nel mondo romano, sebbene la donna fosse considerata quasi alla stregua dell’uomo, il diritto romano presentava notevoli mancanze nei confronti di norme indirizzate alla sua tutela. Ma volendo guardare ad un passato meno remoto, si può citare il caso delle tre sorelle Brontë, scrittrici vissute in Inghilterra in età vittoriana, costrette a firmarsi con pseudonimi che nascondessero la loro identità e soprattutto il loro genere.
Indiscussa pioniera della battaglia per l’emancipazione femminile è da considerarsi Olympe de Gouges, i cui scritti femministi e abolizionisti riscossero un successo tale che per interrompere la sua operazione di denuncia, fu condannata alla ghigliottina. Fondamentale è la sua “Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina” , testo giuridico risalente al 1791 in cui si rivendicava la pari dignità tra donne e uomini.
Figure chiave del movimento emancipazionista sono, senza dubbio, le suffragette, le quali si sono battute per ottenere il riconoscimento del diritto di voto alle donne.
Oggigiorno, formalmente l’obiettivo sarebbe stato raggiunto. Ma sostanzialmente, purtroppo, non sembra essere così.
La società attuale, in molte occasioni, si è dimostrata essere ancora fortemente maschilista e talvolta, addirittura misogina.
Sebbene davanti alla legge, al “gentil sesso” e al “sesso forte” siano stati riconosciuti i medesimi diritti, non sono pochi i casi in cui le donne sono sottoposte a un regime ancora patriarcale.
Non a caso non si è mai smesso di parlare di femminismo.
Le donne, spesso, ancora vengono “reificate“, considerate come proprietà, oggetti. E questa forma mentis si riflette nell’esagerato numero di violenze delle quali sono vittime.
Violenze psicologiche, carnali, stalking, mobbing: spesso si tratta di forme di abuso talmente ben mascherate da non essere percepite neanche da chi le subisce. Impressionanti i dati statistici: solo nel 2013, rilevati 177 casi di femminicidio.
Un triste e recentissimo esempio di come la discriminazione sessuale sia una realtà ancora attualissima riguarda Samantha Cristoforetti, aviatrice, ingegnere e astronauta italiana, prima donna nostrana a viaggiare nello spazio.
“Sembra un uomo”; “Che cesso di donna”; “Anche lassù c’e bisogno di qualcuno che lavi, stiri..”: sono solo alcuni degli infelicissimi commenti postati sui social, di matrice maschilista.
Il pieno raggiungimento della parità sessuale sembra essere ancora un miraggio, d’altra parte finché sarà ancora necessario discutere di femminismo non si potrà dichiarare vinta questa battaglia!