Un attimo, un violento impatto, un bambino di 4 anni strappato alla vita e una madre che giace in un letto d’ospedale in gravi condizioni.
Una tragedia dalla quale continua a maturare dolore, quella scaturita sabato sera a Torre Annunziata, allorquando un 17enne in sella ad uno scooter ha investito la 34enne Antonella De Luca Bosa e suo figlio Andrea che proprio in questi giorni si apprestava a compiere 5 anni.
Antonella è tuttora ricoverata al reparto Neurochirurgia del Loreto Mare di Napoli. La donna, oltre a una cicatrice al volto, una alle labbra e una lacerazione alla gamba, ha ben tre ematomi al cervello che al momento non si sono ancora assorbiti, rendendo le sue condizioni di salute complicate. Quando i suoceri e il cognato sono andati a farle visita, Antonella non li ha riconosciuti. I medici credono che sia ancora in stato di choc: potrebbe essere questa la ragione per cui non ricorda i volti dei suoi cari. Non è da escludere, però, che a causare i vuoti di memoria siano gli stessi ematomi.
Antonella è semicosciente e non ha riconosciuto nemmeno suo marito Francesco. Quando è giunto al suo capezzale, all’indomani dell’incidente, lo ha chiamato “Pino”.
Il giovane 17enne, artefice dell’immane tragedia che irreversibilmente devasta questa giovane famiglia, è addetto alle consegne in una pizzeria a Rovigliano e sul suo capo, oltre all’accusa di omicidio colposo, pende anche una denuncia per guida ad alta velocità e senza patente, ovviamente, anche la proprietaria del motorino è finita nei guai. Le ferite rimediate dal giovane, in seguito all’incidente, sono state stimate guaribili entro 10 giorni. 10 giorni e poi il ritorno alla normalità, alterata, frastornato, segnata, da quanto accaduto, perché il giovane dovrà rispondere davanti alla legge per i reati commessi.
Luigi e Antonella sono stati investiti, mentre attraversavano la strada per raggiungere l’auto di papà Francesco, parcheggiata di fronte all’edicola dov’erano entrati per comprare un giocattolo: i guanti di Spiderman, il supereroe preferito di Luigi, per il quale provava un’ammirazione e una venerazione smisurata, ma il piccolo non ha fatto in tempo ad indossarli per sventare quel minaccioso pericolo, emulando il suo eroe, attaccandosi con delle ragnatele al muro.
Antonella è una madre “punita” impietosamente e ingiustamente per aver assecondato il semplice desiderio di gioia del suo bimbo.
Proprio stamane è stata effettuata l’autopsia sul corpo del piccolo Luigi, disposta dagli inquirenti. «Non sappiamo ancora quando fare i funerali», afferma il nonno Luigi, quel nonno in rispetto e in omaggio del quale è stato assegnato lo stesso nome al bimbo prematuramente scomparso.
Mamma Antonella è ancora inconsapevole del turpe destino che le ha strappato via il suo bambino e i familiari sono piuttosto preoccuparti dalla reazione che avrà quella donna, innamoratissima del suo bambino, dal quale non si distaccava mai. La famiglia vuole attendere che le condizioni della mamma migliorino per permetterle di dare l’ultimo saluto a Luigi. Una tragedia nella tragedia, una tragedia dalla quale scaturiscono drammatiche ed irreversibili conseguenze, ma, soprattutto, una tragedia che apre un vistoso squarcio sulla delicata e feroce realtà che si respira lungo i confini delle periferie napoletane, troppo spesso teatri di morti cruente sopraggiunte per mano di gesta criminali.
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