ah comme se fa’
a da’ turmiento all’anema
ca vo’ vula’
si tu nun scinne a ffonne
nun o puo’ sape’
no comme se fa’
adda piglia’ sultanto
o mare ca ce sta’
eppoi lassa’ stu core
sulo in miezz a via
L’invito di un uomo a lasciarsi andare e la paura di una donna a farlo, è l’eterno conflitto degli amanti. in tanti hanno provato a cantarlo, calandosi in panni così comuni da sembrare lontani , ma nessuno mai come Roberto Murolo. Ogni parola di questa poesia racconta l’amore di quest’uomo per le parole, ogni nota la capacità di far vibrare una presunta ovvietà rendendola speciale. Questa non è solo canzone sussurrata, è il riflesso di un uomo che ha raccolto emozioni per una vita intera, vivendole ed elaborandole, senza fretta, aspettando il tempo giusto. E’ sempre questa la chiave di volta: la giustezza del momento, come leggere il pensiero, ma senza miti o bugie. Esattamente dove deve essere, esattamente nel momento in cui deve essere.
Roberto Murolo è anima e sangue partenopeo, così come è talento e musica plasmati come uomo. Un’infanzia circondato dalla bellezza, poeti e letterati del calibro di Salvatore Di Giacomo e Raffaele Viviani ad educarlo all’uso della parola. E non parole qualsiasi, parole d’amore.
Murolo è un’identità ben salda, si mutevole, ma alle sue condizioni. Contro il parere del padre gira il mondo con la sua musica dal sapore inglese e, tornato in Italia, comincia ad esibirsi in un locale di Capri, il Tragara Club. In questo periodo i musicisti napoletani si dividono tra lo stile arabo-mediterraneo di Sergio Bruni e quello della canzone d’autore napoletana dell’Ottocento. Roberto è il primo ad inaugurare un terzo filone. Punta tutto sulla sua voce calda e carezzevole e rapisce come gli chansonnier francesi. Ancora una volta alla sua maniera.
Ci sono vite perfette dai contorni quasi di plastica, e ci sono vite lontane dall’idillo. Roberto le conosce entrambe. La sua carriera subisce un arresto nel 1954 quando viene coinvolto in un’accusa di abusi su un ragazzino. Accusa che si rivelerà infondata, ma che lo induce a ritirarsi per un periodo nella sua casa del Vomero, dove vive con la sorella. Roberto è vittima di un certo ostracismo da parte dei fini palati della musica “per bene” italiana e proprio questo comune destino lo avvicinerà alla storia di Mia Martini. Nonostante le difficoltà non abbandona la musica, anzi la sua passione per la canzone napoletana si trasforma in desiderio di approfondire i suoi studi sui classici. Il frutto di questi studi è la pubblicazione, tra 1963 e il 1965, di ben dodici 33 giri dal titolo: “Napoletana. Antologia cronologica della canzone partenopea”.
Ha ottant’anni quando incide cu ‘mme.
Roberto Murolo è l’esempio di come una storia non conosce limiti, età, sofferenze, rassegnazioni. Roberto Murolo aveva cose da dire, e sapeva farlo bene a dispetto di quell’età che avrebbe voluto vederlo in silenzio.
Ci ha reglato il disegno perfetto di una storia imperfetta, a volte infelice, altre soleggiata. Nella sua poliedricità ha insegnato e regalato uno specchio in cui guardarci.
Roberto Murolo è un privilegio napoletano così come Napoli è egli stesso. È la nostra bella storia. 91 anni di belle storie.