Se nei prossimi giorni,come è consuetudine per i napoletani,andrete a San Gregorio Armeno a caccia di pastori e accessori vari per il vostro presepe programmate una sosta alla chiesa,con annesso monastero, che porta il nome del “Santo dei presepi”.
Il complesso, fondato nell’VIII secolo dalle monache basiliane (fuggite da Costantinopoli a causa delle guerre interne alla religione cattolica) è meglio conosciuto come Chiesa di Santa Patrizia; in una delle sue cappelle sono infatti conservate, in una preziosa teca in oro e argento, le reliquie della Santa, amatissima dai napoletani e compatrona della città insieme a San Gennaro (viene festeggiata il 25 agosto, giorno in cui si ripete il miracolo della liquefazione del suo sangue contenuto in un’ampollina). La chiesa, collocata al centro del convento, presenta un’unica navata e cinque cappelle laterali ricche di decorazioni, con stucchi dorati e marmi policromi risalenti al XVII secolo.
Il soffitto, commissionato dalla badessa Beatrice Carafa, è a cassettoni e costituito da tavole del pittore fiammingo Teodoro d’Errico che vi lavorò insieme ai suoi apprendisti. Suddiviso in venti scomparti, contiene sedici tavole narranti il martirio dei Santi le cui reliquie sono custodite nel convento. Appartengono invece a Luca Giordano gli affreschi del ‘600 con le Storie di San Gregorio Armeno e San Benedetto, mentre l’altare maggiore è di Dionisio Lazzari.
Con il concilio di Trento il monastero subì, come molti conventi femminili, drastiche riforme fra cui l’istituzione di penitenze obbligatorie.Fra queste ci fu l’introduzione delle cosiddette “Scale Sante” che le monache dovevano salire in ginocchio tutti i venerdì di marzo. La scala di San Gregorio Armeno fu aggiunta all’interno della chiesa nel 1692 e si trova a sinistra dell’altare maggiore.
Essa rappresenta uno degli esempi più fastosi del barocco napoletano e reca nella sua parte inferiore un dipinto raffiguranti angeli di preziosa fattura e simboli legati alla Passione di Cristo.
Da visitare anche il cosiddetto “corridoio delle monache” dove tra le “gelosie” dalle quali le monache ,non viste, assistevano alla messa, si trovano altarini lignei e statuine di santi finemente abbigliati tra cui una Madonna in una scarabattola con abiti in seta, diverse statuine raffiguranti Gesù Bambino e miniature di mobili per lo svago delle novizie condannate dalla vita monastica a vivere lontane dal mondo e che sono considerati antesignani della moderna Arte presepiale.
Continuando a salire la scala due piccole porte nascondono le cosiddette “ruote“, unici mezzi di comunicazione con l’esterno per il passaggio di cibi e vestiario. Passando per l’ampio chiostro, nel quale si affacciano gli alloggi delle suore, c’è, al centro, la splendida fontana barocca in marmo, decorata con delfini, cavalli marini e maschere, e due grandi sculture, raffiguranti Cristo e la Samaritana, di Matteo Bottiglieri.
Da qui si accede alla Sala della Badessa, con affreschi del ‘700 e decori floreali e al suddetto “corridoio delle monache” oltre il quale si trova il refettorio e l’antico forno nel quale le suore ,eccelse nell’arte culinaria, sfornano sfogliatelle ,è proprio il caso di dirlo, “divine” .
La chiesa e il chiostro sono aperti tutti i giorni dalle 9:30 alle 12:00.