In India si è verificato un fatto assai strano, inconsueto potremmo dire.
Le distillerie abusive di una cittadina nel nord del paese sono state prese di mira da un centinaio di donne stanche dei mariti che rincasavano ubriachi ogni sera. Guidate dalla “sarpanch” (una sorta di sindaco) Dinuben M. Thakor, hanno deciso di radunarsi ed assaltare con bastoni e ramazze i negozi abusivi approfittando dell’assenza dei proprietari.
A riferirlo è l’agenzia di stampa Pti. La “condottiera” dell’iniziativa, Thakor, ha dichiarato ai giornalisti: “Siamo andate in corteo nelle distillerie abusive e abbiamo sequestrato un enorme stock di bottiglie di alcolici, che poi abbiamo svuotato in uno scarico”. Successivamente è stata avvertita la polizia, che dopo aver preso atto delle attività illegali, ha promesso di rafforzare i controlli e di “multare” con una super ammenda di 20 mila rupie (oltre 250 euro) gli uomini sorpresi in stato di ebbrezza.
Le discriminazioni storiche delle donne in India vanno diminuendo tra le caste alte, ma rimangono drammatiche negli strati inferiori della società.
Sono ancora molti i casi di omicidio o di lesioni gravissime ai danni di spose la cui famiglia non soddisfa le richieste economiche del marito e dei suoceri concordate al momento dell’accordo matrimoniale. Il metodo classico è dar fuoco alla malcapitata, dichiarando che il sari si è incendiato accidentalmente mentre la donna cucinava, così come risultano terribilmente comuni le semplici violenze domestiche e gli episodi brutali di violenze sessuali, molestie gravi, aggressioni e spedizioni punitive ai danni delle donne che dimostrino autonomia o insubordinazione nei confronti degli uomini.
Combattere la violenza sulle donne significa, anche, farsi presenza e fare informazione rispetto a mondi che ci sembrano così lontani, ma che in realtà sono accomunati da un lungo profilo storico legato ai maltrattamenti e alle vessazioni che gravano su ogni donna in quanto tale, indipendentemente dall’etnia di appartenenza.
Molte donne delle classi basse, purtroppo invano, cercano la strada della libertà e dell’autodeterminazione convertendosi alla religione cristiana, jainista o buddhista, spesso abbracciando addirittura la vita monacale. Paradossalmente, i voti religiosi appaiono infatti a molte come la promessa di una vita libera dalle oppressioni rappresentate dalla propria condizione castale e dalla vita matrimoniale.
L’India è un paese che ha ancora molta strada da fare in merito ai diritti civili femminili e le donne di questo villaggio hanno dato inizio ad una “piccola” rivoluzione dal basso, anzi dall’alcool, ricordando a tutti che il loro uomo non è un padrone che ha sempre ragione, ma un compagno che deve rispetto.