L’arco di tempo che intercorre tra il Ponte di Ognissanti e le festività natalizie, nel mondo delle realtà scolastiche adolescenziali è contraddistinto da assemblee permanenti, occupazioni, autogestioni e svariate altre manifestazioni finalizzate ad accorciare i giorni di lezione per allungare le ore di svago.
Quest’ultimo può essere definito un tacito ed antico rituale che da tempo immemore si tramanda di generazione in generazione.
Eppure, questa generazione, forse perché troppo condizionata da stereotipi ed ideologie inconsuete e troppo spesso risultanti “fuori dagli schemi”, palesano con allarmante frequenza la loro spontanea capacità di sfociare in degenerazioni ed eccessi.
Come se non bastassero i furti e il raid avvenuti nel corso della notte tra lunedì e martedì – non a caso, probabilmente, nelle ore successive all’occupazione dell’edificio proclamata dagli studenti– all’interno dell’Istituto Galiani di Napoli, il web consegna un’altra testimonianza che desta non poco allarmismo.
Un video che dura appena un minuto, pubblicato nel gruppo chiuso di un istituto in provincia di Napoli e rilanciato tramite «Whatsapp» sui telefonini degli studenti più piccoli, in cui a parlare è un “capo”, un leader del gruppo dell’organizzazione studentesca che promuove l’occupazione e che si avvale di un linguaggio molto simile a quello adoperato dai protagonisti della celeberrima serie “Gomorra”.
Il filmato ha spaventato i ragazzini del primo e secondo anno, fino a riportarli sulla via dell’occupazione.
Giubbotto ed occhiali neri, aria arrogante e sicura, atteggiamento da “guappo”, lo studente che lancia l’avvertimento seduto su un muretto, inizia a parlare in italiano, poi continua in dialetto.
“Abbiamo fatto un’assemblea, ma a me il fatto che l’occupazione è durata solo tre giorni non mi è proprio piaciuto, vi invito a seguirci, chi si dovesse rifiutare se la vedrà con me…purtroppo. Stamattina è venuta la polizia, mi ha detto che dovevo uscire. Ma nella scuola nostra comandiamo noi…nessuno mi può dire che c…devo fare. Perciò domani, se voi non venite sul campetto vi vengo a prendere io a casa”.
Sulla stessa pagina Facebook sulla quale è stato pubblicato il video in questione, l’autore dello stesso viene osannato ed elogiato mediante numerosi commenti rilasciati da altri studenti.
E c’è anche chi rilancia il suo appello dichiarando che “Ce vonn ‘e paccher… (gli schiaffi per quelli che non occupano, ndr)”.
La piccola comunità studentesca si divide, quindi, tra quelli che osannano il decisionismo del “capo” e quelli che tacciono impauriti.
Grazie a chi ha contribuito ad introdurre nel gergo e nell’ideologia dei nostri ragazzi questo registro linguistico, ormai riconosciuto dai più come un autentico “verbo” da diffondere ed emulare.