Il 9 agosto 2014, a Ferguson, Missuri, muore Michael Brown. Ha 18 anni, è afroamericano e si è appena diplomato. Avrebbe dovuto iniziare a frequentare il Vatterott College per diventare ingegnere. Ad ucciderlo Darren Wilson, bianco, agente della polizia. E’ stato lui a sparare i 6 colpi fatali.
La ricostruzione dei fatti è tutt’oggi piuttosto confusa. Secondo il capo della polizia di Ferguson, Tom Jackson, Brown era accusato di aver rapinato poco prima un negozio nelle vicinanze: un rapporto di polizia rilasciato ai giornalisti descrisse Brown come sospettato coinvolto nella rapina.
Successivamente , Jackson ha affermato che l’agente Wilson, quando incontrò Brown, non era al corrente della rapina.
Il capo della polizia di Ferguson disse in seguito a NBC News che l’agente che sparò a Brown inizialmente lo fermò perché questi camminava per strada e bloccava il traffico, «a un certo punto», durante l’incontro, l’agente vide dei sigari nelle mani di Brown e pensò potesse essere coinvolto in un crimine di cui (però) non aveva conoscenza. Secondo i genitori il ragazzo si stava dirigendo a casa della nonna quando la macchina della polizia lo ha bloccato, e di certo non era armato.
Quale minaccia poteva costituire un adolescente in fuga, completamente disarmato? Perché il suo corpo è rimasto a terra per quattro ore e mezza?
La tensione razziale, nella cittadina,è da sempre presente . Ferguson è a maggioranza afroamericana, ma ha un sindaco, un consiglio comunale e i vertici cittadini quasi totalmente bianchi. Persino la giuria che ha iniziato le udienze per valutare le prove sull’omicidio di Michael era composta principalmente da bianchi.
Oggi il Grand juri ha deciso che non ci sarà nessuno da processare. Secondo i giudici, infatti, non vi sono prove sufficienti per il rinvio a giudizio dell’agente Wilson.
Il pubblico ministero della contea, Bob McCulloch, ha preso la parola alle 20.16 ora locale. In un lungo intervento ha sostenuto che le prove confermano che tra Michael Brown e Darren Wilson ci fu colluttazione, smentendo in questo modo l’ipotesi che l’agente abbia puntato l’arma contro il giovane mentre questi era di spalle, in fuga.
«Il nostro Paese è basato sullo Stato di diritto e dobbiamo accettare il fatto che questa è stata una decisione del Gran giuri», ha esordito Obama nel suo discorso alla nazione.
La vicenda processuale, però, non termina qui. Il caso Brown infatti non si chiude con la decisione del Grand Juri, ma continua con l’inchiesta federale richiesta dallo stesso Barack Obama e gestita dal ministro della giustizia Eric Holder. Questi, afroamericano noto per le sue battaglie nel campo dei diritti civili, sta procedendo con le sue indagini per appurare non solo l’eventuale colpevolezza dell’agente Wilson, ma anche per capire se l’intero corpo di polizia locale si sia macchiato di crimini contro i diritti civili.
“La polizia di Ferguson ha appena giustiziato mio figlio”. Afferma Louis Head. “Avete preso mio figlio. Non sapete quanto è stato difficile per me farlo restare a scuola e farlo diplomare? Sapete quanti neri si laureano? Non molti. Perché li trascinate giù, a questo livello, e alla fine loro sentono che non hanno nulla per cui vivere. Sono riusciti a strapparlo da me, comunque”.