Continua la storia di Gennaro, veneto di nascita, napoletano nel sangue.
Gennaro, dicevamo, si iscrive in un istituto della provincia di Treviso, che mi sembra giusto lasciare nell’anonimato. Mi dice – ed io lo so bene – di essere un ragazzo alla buona, uno di quelli con i quali si può scherzare e ridere. Un compagnone direi. Tuttavia pare che non sia sufficiente la simpatia per entrare in un nuovo gruppo, ma sia più significativa la propria provenienza. Non la disponibilità e la giovialità con tutti, sempre e comunque, ma l’appartenenza ad una cerchia di persone che Gennaro non è in grado di definire, e che io, in maniera sin troppo diplomatica, chiamerò snob.
Il primo anno è stato molto positivo, dal punto di vista dei risultati scolastici. Una promozione con una media molto alta, che gli ha permesso di accedere brillantemente al secondo anno. Ciò, tuttavia, non gli ha impedito di cambiare sezione nel nuovo anno scolastico. Il perché? La totale indifferenza dei compagni, le continue frecciatine alle quali era sottoposto da quelli dell’ultima fila, tutta una serie di circostanze che lo hanno fatto vivere male. Quando un ragazzo di 15 anni dovrebbe pensare a divertirsi e a vivere la sua spensieratezza. L’unico compagno con il quale riuscì a legare, mi confido, è A., un ragazzo in gamba, che a metà anno dovette cambiare scuola per seguire il sogno di diplomarsi al conservatorio. Anche l’unico appiglio, l’unica persona che vedeva del bene in lui, lo abbandonò – sempre che di abbandono si possa parlare.
Passa l’estate, e Gennaro nei tre mesi di vacanza riesce a recuperare l’autostima che era andata perdendosi nell’anno scolastico precedente, riproponendosi di affrontare con spirito aperto e rinnovato la scuola, e soprattutto il contatto con quelli che sarebbero stati i suoi nuovi compagni di classe. I presupposti erano positivi, bastava credere in se stessi e continuare a rapportarsi in maniera umana con gli altri. Del buono ci sarà nei ragazzi di oggi, pensava.
La brutta notizia, però, non tarda ad arrivare. Primo giorno di scuola, decide di sedersi in ultima fila. Il suo primo compagno di banco è G. N. che, ironia della sorte, era in classe assieme l’anno precedente, e dovette cambiare ‘di classe’, poiché il padre, da quell’anno, insegnava Lettere nella sua vecchia sezione. La sorte non fu benevola per Gennaro, che cominciò ad essere preso di mira da G. – continuando sulla falsa riga dell’anno precedente – e che per l’incapacità di sostenere una situazione tanto pesante, decise di ritirarsi alla fine del primo quadrimestre.
Dopo una brillante promozione, dunque, il ritiro forzato, con la necessità di ripartire, l’anno successivo, ancora dal secondo anno. In una scuola differente.
(segue)