Porta Nolana è un autorevole frammento di gloriosa storia del capoluogo campano e dell’umanità in generale, in quanto, un brandello di Napoli, probabilmente, contamina l’anima di ogni popolo.
Ai piedi di “Fede” e “Speranza” ovvero le torri ubicate, rispettivamente, a Sud e a Nord di quello che un tempo fu uno dei varchi d’accesso cruciali alla città di Napoli, attualmente giace “la carità”.
Infatti, i cinici e beffardi intrecci che solo il fervido destino sa imprimere alla vita reale, hanno radicato, in quell’ormai fatiscente brandello di storia, un articolato grado di caos ed abbandono.
In verità, da tempo immemore, quelle autorevoli torri, fungono da “mura protettive” di una delle espressioni più veraci del costume napoletano: il mercato del pesce, quello che per dirlo alla napoletana, si svolge “aret’ e mur’ “, divenuto famoso anche grazie a Peppe, l’unico pescivendolo transessuale esistente al mondo, intervistato finanche da una tv francese e perciò diventato un autorevole star, un’autentica icona, emblema del colorito folklore che anima quei sanpietrini irregolari, sempre bagnati da copiose carrellate d’acqua, in mezzo ai quali, tra urla e schiamazzi, alle quali s’interpongono i tentacoli di un polpo che debolmente si dimena tra le ultime boccate di vita, una montagna di cozze e lupini e un sarago dall’occhio languido, è facilmente palpabile nell’aria uno dei profumi più sinceri e viscerali della napoletanità.
Porta Nolana è anche la dimora di prostitute che battono con discrezione, anche in pieno giorno, destreggiandosi tra sigarette, cd e dvd di contrabbando e la voce stridula del cantante neomelodico più gettonato del momento.
Negli ultimi anni, all’arte di arrangiarsi puramente napoletana, si è accostata, gradualmente, fino a prendere sempre più piede, anche la precarietà extracomunitaria.
Alle prostitute italiane, si sono affiancate quelle di colore, nei negozi che si susseguono lungo la strada che, come una rovente lingua, sfocia dall’arco di Porta Nolana fino a confluire nel Corso Umberto I, si alternano commercianti italiani e stranieri.
A ridosso dell’arco, tuttavia, l’odore di urina che si mescola a quello della birra, le bottiglie di vetro riverse al suolo accanto ad esseri umani, consegna anche un altro e ben più sfrontato scenario.
Il degrado, l’abbandono, la povertà, le condizioni inumane in cui sguazzano coloro per i quali “le mura di Porta Nolana” rappresentano una casa senza tetto e senza tutto il resto, stanno scrivendo “la nuova storia” di quella realtà napoletana che si consuma sotto gli occhi di migliaia di persone che, ogni giorno, frettolosamente la calpestano, eppur troppo animate dalla prioritaria impellenza di lasciarsela il prima possibile alle spalle per soffermarsi a guardarla con gli occhi del cuore.
Ogni giorno, i marciapiedi di quella fracassosa Napoli, si riempiono di merce di ogni specie: abiti, scarpe, gingilli ed altri oggetti che sovente vengono raccolti anche dai cassonetti della spazzatura. Quello è il “mercato della disperazione” al quale gli immigrati affidano le loro speranze di sopravvivenza.
Una situazione di degrado che i residenti hanno denunciato da tempo, chiedendo che gli stranieri siano allontanati. Nella mattinata di ieri, l’esasperazione è sfociata in attimi di tensione.
È stato reso necessario l’intervento delle forze dell’ordine per ripristinare normalità e ordine.
“Normalità” e “ordine”: due parole che, accostate alla realtà di Porta Nolana, assumono la distorta forma delle note stonate.
Ma, allora, quale futuro si spalancherà a ridosso di quella “porta” di Napoli?