Il 5 settembre 2010, Angelo Vassallo, sindaco di Pollica veniva ucciso a pochi metri di distanza dalla sua abitazione, mentre era a bordo della sua auto.
Da allora sono trascorsi 4 anni ed è ancora fitto il mistero che avvolge quella morte tanto scioccante quanto inusuale tra coste e colline del Cilento.
Tanti, troppi gli enigmi ancora irrisolti, accanto alla pista principale, quella della droga, sono state di volta in volta affiancate altre ipotesi, tutte rimaste senza riscontri né conferme.
In primis, l’arma non è mai stata ritrovata. Eppure l’hanno cercata dappertutto. Sono stati effettuati controlli su cento pistole, perquisizioni a tappeto, persino ricerche nelle acque a largo di Acciaroli dove il killer avrebbe potuto gettarla subito dopo il delitto, ma fino ad oggi non è stata trovata. Una delle poche certezze degli inquirenti è che la scena del crimine, nelle ore immediatamente successive all’omicidio, non è stata adeguatamente preservata.
Si trattò di errori dovuti alla concitazione del momento o di un tentativo di depistaggio?
Anche allo scopo di rispondere a questa domanda, la Procura dispose nell’ottobre del 2012 l‘esame del Dna su tutte le persone presenti sul luogo dove Vassallo è stato ucciso, una sessantina in tutto. A oggi, non risulta che questo accertamento abbia fornito risultati significativi. Chi ha sparato a Angelo Vassallo?
Una mano esperta o quella di un dilettante?
E soprattutto, la vittima conosceva il suo assassino?
Sul primo interrogativo, le interpretazioni sono discordanti. Vassallo è stato ucciso con nove colpi di pistola. Troppi per essere stati esplosi dall’arma impugnata da un professionista, secondo alcuni. Ma solo un killer pratico di armi poteva sparare tante volte senza fallire un colpo, contestano altri. La scena lascia pensare invece che ad ammazzare Vassallo non sia stato un estraneo. Il corpo senza vita del sindaco era infatti a bordo dell’auto, ferma con il freno a mano tirato, il finestrino abbassato e il quadro acceso. In pugno stringeva ancora il cellulare. Aveva appuntamento con qualcuno o gli era stato chiesto di fermarsi per discutere di qualcosa?
Durante quell’estate Acciaroli era stata invasa dallo spaccio di stupefacenti ed è da lì che partono le indagini.
Quella situazione rappresentava per Vassallo fonte di preoccupazione e di agitazione ed era esposto in prima linea per osteggiare quella latente morsa di criminalità che attanagliava la sua “perla del Cilento” ed era convinto che non si stesse facendo abbastanza per arginare il fenomeno. In più occasioni, quindi, era entrato in contrasto con “il brasiliano”, centinaia di persone nel cuore dell’estate li ha visti discutere animatamente, tra molo e i locali presi di mira dai giovani e sentì il giovane rivolgere minacce a Vassallo: “Ti ammazzo!” Gli urlò con gli occhi pieni di ferocia durante uno di quegli accesi diverbi.
Tant’è vero che il suo nome è stato il primo a essere accostato al delitto, senza però risultate mai formalmente indagato. Subito dopo il delitto, Bruno Humberto Damiani, detto “il brasiliano” – soprannome che gli deriva dalle sue origini, in quanto nato a Belo Horizonte – e in possesso di doppio passaporto, fu sottoposto all’esame dello stube che diede esito negativo. Due giorni più tardi, lasciò l’Italia per il Sudamerica. Considerato dagli investigatori coinvolto nell’attività di spaccio nel Cilento, alla quale si aggiungono accuse di tentata estorsione, Damiani è stato arrestato a Bogotà, in Colombia, il 18 febbraio scorso.
Attualmente è ancora lì, in attesa di estradizione.
Un pentito ha sostenuto che un parente di Damiani si sarebbe vantato, negli ambienti malavitosi dei rioni Pastena e Mariconda, asserendo che era stato proprio il “brasiliano” a uccidere il sindaco. La Procura ha indagato anche su un incontro a Secondigliano, avvenuto il giorno prima dell’omicidio, fra Damiani, un albergatore di Acciaroli e due napoletani.
Ipotesi, quest’ultima, che apre un altro scenario, fin qui apparentemente in sordina: la probabile matrice camorristica dell’omicidio. Oltre al traffico della droga, infatti, c’è da sottolineare che all’epoca erano in cronache le gare d’appalto per la costruzione del cosiddetto “porto nuovo” di Acciaroli. Un affare intorno al quale ruotavano milioni di euro e che avrà senz’altro stimolato i tentacoli della criminalità.
Proprio per imprimere una svolta alle indagini, un magistrato della procura antimafia di Salerno è partito per la Colombia dove interrogherà Bruno Humberto Damani De Paula, detto «il brasiliano», che potrebbe «avere informazioni di notevole interesse – si legge nella nota della Procura – in relazione all’omicidio del sindaco-pescatore Angelo Vassallo».
De Paula è destinatario di due ordinanze di custodia cautelare in carcere per tentativi di estorsione compiuti nel 2006 ai danni di due commercianti di Eboli e Salerno, quando secondo la Procura, operava all’interno di un gruppo criminale nell’area sud-orientale del capoluogo e ancora per spaccio di stupefacenti effettuato nell’area di Acciaroli.
Un interrogatorio che potrebbe rappresentare la svolta risolutiva per consegnare alla famiglia Vassallo e alla popolazione di Pollica la tanto agognata verità.