Sono nata e cresciuta a Bergamo, di napoletano ho ben poco se non parte del mio sangue. Per anni non ho vissuto Napoli e forse quasi la odiavo, poi all’improvviso qualcosa è cambiato. Cresci e capisci che le cose non si guardano solo con gli occhi, capisci che per giudicare hai bisogno divedere con il cuore. Forse sono le persone che ti aiutano in questa avventura.
E così ho guardato Napoli con il cuore.
Non ho nulla di napoletano se non metà del mio sangue, può essere tutto come può essere niente. Dicono che per essere napoletano non ci devi solo nascere, lo devi sentire dentro, io non so se lo sia o meno, so solo che è la cosa più bella che potessi conoscere. Napoli non è solo rifiuti o motorini senza caschi, Napoli è l’emozione che provi solo camminando tra le vie. Ora non so starci lontana, eppure per anni non ci ho messo piede, oggi è tutto cambiato. Mi ritrovo a fare il conto alla rovescia per quando tornerò, mi ritrovo a conoscere più gente lì che nella mia città, mi ritrovo a sapere ogni cosa. Più semplicemente mi ritrovo “a viverci”.
Ed è strano, io Napoli nemmeno la conosco, eppure la amo solo per la serenità che mi dà nominarla ed immaginare il golfo e sullo sfondo il Vesuvio.
La mia seconda casa è a Nola, patria di San Paolino e San Felice, terra di Giordano Bruno, della festa dei gigli e della felicità, la mia. Già, perché non c’è cosa che mi renda più felice se non essere a Nola.
Una settimana, massimo due è il tempo che mi è “concesso” di restare, non mi bastano e forse non mi basterebbero nemmeno tutti i giorni dell’anno. Non si tratta del luogo, si tratta delle persone.
Ecco, sono loro che amo più di tutto.
A volte quando sono per Bergamo penso “è stupenda questa città, perché non sono felice?”
La riposta la trovo quando mi guardo attorno e vedo un paesaggio senza amore. Magari c’è, ma non per me. Nola è la felicità, quella che ti strappa un sorriso, quella che una via malandata si trasforma nel paradiso terrestre, quella che quando sei triste sa consolarti, quella che ti aspetta a braccia aperte ogni volta. Non ho nulla di napoletano, ma di amore quello sì, ed è tanto. La verità è che i pregiudizi esistono ancora, non si scrollano dall’ignoranza della gente e così magari ti senti anche additata perché tu hai il sangue contaminato.
E solo che amo la mia contaminazione e non vorrei mai avere il sangue puro.
Cosa c’è di più bello che conoscere due culture, due dialetti, due tradizioni culinarie? Cosa c’è di più bello che essere anche “un po’” napoletani?
Cosa mi ha insegnato più di tutto Napoli?
Il rispetto.
Sono cresciuta senza pregiudizi e senza paura della “diversità” che poi di diverso non c’è nulla, abbiamo solo da imparare. Ed è questo il bello, parlare con gli amici e scambiarsi nozioni nuove: ricordarsi che gli onomastici al sud sono importanti e che al pomeriggio si esce verso le 17, è insegnare che qui si festeggia Santa Lucia al posto di Babbo Natale e che sì, l’articolo davanti al nome si mette, rende meglio il concetto, un po’ come il “pota”, va sempre bene. Vivere a Bergamo nel 2014 significa vivere in mezzo a meridionali ed extracomunitari, un esempio per capire il concetto? Bergamo è andare alla ricerca di una pizzeria napoletana, magari anche con il forno a legna mentre gli amici ti cercano di convincere ad andare a mangiare una pizza dai cinesi. Napoli è qualcosa che si può spiegare solo con l’amore. L’Italia cos’è?
Non lo so, due modi diversi di vivere, ma poi tanto diversi non lo sono, basta solo volersi conoscere.
Basta solo voler essere davvero Italia.