Tutt’altro che confortante per il Meridione è il quadro che emerge grazie ai dati diffusi in questi giorni a margine del risultato della XV Indagine Sulla Qualità Dell’edilizia Scolastica promosso da Legambiente.
Il 32% delle scuole ha bisogno di interventi urgenti.
Quattro su 10 in aree a rischio sismico e come sempre le aree maggiormente disagiate sono al Sud.
Come rilevato dal rapporto Ecosistema scuola di Legambiente “se prendiamo in considerazione le 4 aree del nostro paese (nord, centro, sud, isole) possiamo osservare come al Nord la media degli investimenti per la manutenzione straordinaria risulti quasi tre volte quella del sud, nonostante vi sia una maggiore necessità di interventi nelle regioni del sud” (per gli edifici del nord si calcola una media di 12.077 euro per edificio, mentre a sud ci si ferma sui 5.193 euro).
Un dato vergognoso amplificato anche dalle ultime erogazione (gennaio 2014) che vede l’accesso al Fondo unico per l’edilizia scolastica andare in un’altra direzione rispetto alle esigenze e, come sempre, la torta se la spartiscono le regioni del Nord e del Centro.
Nella prima graduatoria figurano destinatari di fondi maggiori i comuni di Firenze, città amministrata prima dall’attuale presidente del Consiglio Matteo Renzi e ora dal suo ex vice Dario Nardella, e Bologna (5milioni).
Toscana ed Emilia Romagna sono anche le regioni cui sono arrivati più stanziamenti, seguite da Marche e Lombardia.
Chiudono Calabria, Lazio, Campania e Friuli.
In Calabria e in Campania arriveranno 2milioni di euro per la costruzione di nuovi istituti.
Un milione 125mila euro a Isola Capo Rizzuto in provincia di Crotone e 875mila euro a Casal Velino, provincia di Salerno.
In termini percentuali il Nord si porta a casa il 48% dei 36.788.058 euro disponibili, le regioni del centro Italia il 47% e il sud, rappresentato da Calabria e Campania il 5%.
Ora, si legge in una nota del ministero, gli Enti che hanno avuto accesso alle risorse saranno chiamati a firmare apposito protocollo d’intesa vincolandosi formalmente alla realizzazione degli impegni. Questi dati si sposano benissimo con la drammatica situazione delle scuole evidenziata nel rapporto di Legambiente diffuso in questi giorni. Difatti, l’indagine annuale sulle strutture e dei servizi della scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado di 94 capoluoghi di provincia mette in fila privilegiati e penalizzati: in testa alla classifica le città capoluogo del centro-nord: Trento, Pordenone e Forlì. Poi Prato (quarta), Reggio Emilia, Piacenza, Sondrio, Bergamo, Verbania e Bolzano (al decimo posto, new entry nella top ten insieme a Bergamo). A fine elenco tra i “fessi della situazione”, Reggi Calabria, Taranto, Enna, Foggia, Matera, Sassari.
Entrando nel dettaglio delle strutture, il 58% delle scuole è stato costruito prima dell’entrata in vigore della normativa antisismica del 1974.
Il 32,5% necessita di interventi urgenti di manutenzione.
Il 9,8% degli edifici si trova in aree rischio idrogeologico, il 41,2% in aree a rischio sismico e l’8,4% a rischio vulcanico.
Calano al 30,9% gli edifici dotati dei certificati essenziali come quello della prevenzione incendi, mentre solo 22,2% sono le scuole dove è stata effettuata la verifica di vulnerabilità sismica e sono per 80% quelle del sud.
Emerge, quindi, la disparità territoriale tra Nord, Sud e isole del Paese. Nelle prime quindici posizioni della classifica nazionale troviamo, infatti, città medie e piccole del centro nord, mentre la maggior parte delle città metropolitane, esclusa Firenze al 17° posto e Torino al 23°, sono posizionate ben oltre la trentesima posizione.
Indietro il Sud che compare solo a metà classifica con Lecce che è la prima città meridionale in graduatoria al 21° posto.
Alla disparità territoriale segue quella degli investimenti riguardanti sia la manutenzione straordinaria sia quella ordinaria.
Risorse che diminuiscono dal 2012 al 2013 in media per ogni singolo edificio di circa 22mila euro, così come per la manutenzione ordinaria che vede in media per ogni edificio ridurre di quasi 2mila euro l’esigua cifra di 8.808 euro dello scorso anno.
Da segnalare come ancora una volta siano i comuni del Nord e del Centro a far da padroni nelle due top ten degli investimenti, ottenendo più del doppio di euro a edificio rispetto alle regioni del Sud, dove invece si registra una maggiore necessità degli interventi legati alla fragilità del territorio, al rischio idrogeologico, sismico e vulcanico.
Fonte: isud