Masaniello, è uno dei più popolari personaggi della storia napoletana.
Tommaso Aniello D’Amalfi, fu il principale esponente della rivolta napoletana del 1647, scatenata dall’esasperazione degli umili verso le tasse imposte sugli alimenti.
Per molti anni, si è creduto che l’uomo fosse nato ad Amalfi ma, in realtà nacque a Vico Rotto, uno dei tanti vicoli di Piazza del Mercato. Si dice che, l’errore sia stato voluto perchè, non si poteva accettare che nella fedelissima città di Napoli ci fosse un ribelle. La casa di Masaniello si trovava tra il Quartiere Pendino e Porta Nolana.
La sua famiglia era umile e composta dalla madre, Antonia Gargano, dal padre Francesco D’Amalfi, pescatore e venditore al minuto, due fratelli minori ed una sorella.
Il motivo che fece scatenare l’ira di Masaniello, fu la sua reclusione in carcere a causa del contrabbando.
Passati otto giorni ed uscito dalla prigione, il 7 Luglio 1647, Masaniello diede il via alla rivolta, sollevando il popolo, con il grido: “Viva il Re di Spagna, mora il malgoverno“.
Nella notte fra il 7 e l’8, furono puniti tutti coloro che erano ritenuti colpevoli dell’aumento delle tasse, incendiate le loro case e i registri delle imposte. Inoltre, furono liberati dalle prigioni gli evasori e i contrabbandieri.
Il 9 Luglio, il giovane pescivendolo, organizzò la presa della basilica di San Lorenzo, dove si impossessò di alcuni cannoni.
Il 10 Luglio, Masaniello, si era già procurato molti nemici.
L’11 Luglio, andò accompagnato dalla folla, al Palazzo Reale per incontrare il Vicerè che, lo nominò Capitano generale del fedelissimo popolo napoletano. Da questo momento, Masaniello, iniziò a frequentare la corte ed i suoi abiti non erano più quelli dell’umile pescivendolo.
Il 12 Luglio, iniziò ad ordinare delle esecuzioni nei confronti dei suoi oppositori.
Ma, fu il 13 Luglio, il giorno in cui fu raggiunto il suo scopo: il popolo era riuscito ad imporsi sul governo spagnolo.
Intanto però, si diceva che Masaniello fosse impazzito. La tradizione vuole che, la presunta “pazzia”, sia stata causata dalla roserpina, un potente allucinogeno, somministratogli durante un banchetto alla Reggia.
Probabilmente però, il suo comportamento era mutato, anche a causa dell’ascesa al potere e gli atti di follia erano causati dalla difficoltà delle responsabilità assunte.
I segni di squilibrio, furono numerosi: il lancio di un coltello tra la folla, i tuffi notturni in mare, le interminabili galoppate e soprattutto, l’insistere nel progetto di costruire un ponte che collegasse Napoli alla Spagna, trasformando Piazza Mercato in un porto.
Il 16 Luglio, festa della Madonna del Carmine, affacciato dalla finestra della sua casa, cercò di difendersi dalle accuse, accusando i suoi detrattori di ingratitudine. In questo discorso pronunciò la frase rimasta proverbiale: ” Tu ti ricordi, popolo mio, come eri ridotto?“. Tuttavia, sentendosi braccato, Masaniello tentò di fuggire, cercando rifugio nella Basilica del Carmine dove, fece il suo ultimo discorso:
« Amici miei, popolo mio, gente: voi credete che io sia pazzo e forse avete ragione voi: io sono pazzo veramente. Ma non è colpa mia, sono stati loro che per forza mi hanno fatto impazzire! Io vi volevo solo bene e forse sarà questa la pazzia che ho nella testa. Voi prima eravate immondizia ed adesso siete liberi. Io vi ho resi liberi. Ma quanto può durare questa vostra libertà? Un giorno?! Due giorni?! Eh già, perché poi vi viene il sonno e vi andate tutti a coricare. E fate bene: non si può vivere tutta la vita con un fucile in mano. Fate come Masaniello: impazzite, ridete e buttatevi a terra, perché siete padri di figli. Ma se invece volete conservare la libertà, non vi addormentate! Non posate le armi! Lo vedete? A me hanno dato il veleno e adesso mi vogliono anche uccidere. Ed hanno ragione loro quando dicono che un pescivendolo non può diventare generalissimo del popolo da un momento all’altro. Ma io non volevo far niente di male e nemmeno niente voglio. Chi mi vuol bene veramente dica per me solo una preghiera: un requiem soltanto quando sarò morto. Per il resto ve lo ripeto: non voglio niente. Nudo sono nato e nudo voglio morire. Guardate!! »
Dopo essersi spogliato ed essere stato deriso da tutti, fu invitato a calmarsi e accompagnato in una delle celle del convento. Qui, fu raggiunto e freddato. Il corpo fu decapitato, trascinato per le strade e gettato vicino ai rifiuti di casa sua. La testa invece, fu portata al vicerè, come prova della sua morte.