E’ il 25 febbraio 1873 quando a Napoli, nel Rione San Giovanniello agli Ottocalli, nasce Enrico Caruso. Già in tenera età dimostra grandi doti canore ed entra a far parte del coro della chiesa del quartiere.
Carusiello, soprannome che gli resterà per tutta la vita, diventa un bambino prodigio. Cambiando casa comincia a cantare nella Chiesa di Sant’Anna alle Paludi, il parroco Don Raffaele lo vuole protagonista della Farsa “I briganti del giardino di Don Raffaele“.
Lasciata la scuola comincia a lavorare in fabbrica e poi come posteggiatore. La sua strada sembra essere ormai segnata quando incontra Amalia Gatto che, stupefatta dalle sue doti canore, gli fa conoscere il maestro De Lutto.
Enrico comincia ad esibirsi nella Chiesa di San Severino, al Caffè dei Mannesi e ancora allo Strasburgo di Piazza Municipio. La svolta avviene quando conosce Gennaro l’Olandese e comincia ad esibirsi al Gambrinus. Per mezzo del Baritono Missiano incontra il maestro Vergine che, avendo intuito il suo immane talento, offre a Caruso delle lezioni di canto; solo se sarà scritturato, il 25% del suo guadagno andrà a Vergine per 5 anni. Il successo non tarda ad arrivare e nel 1895 debutta al Teatro Nuovo di Napoli con “L’amico Francesco” di Morelli. E’ fatta! Da ora in avanti Enrico avrà una carriera lunga e ricca di successi, portando alta la bandiera di Napoli in tutto il mondo. Prosegue con “Cavalleria Rusticana” e “Rigoletto.
Si esibisce poi in Egitto: Il Cairo ed Alessandria lo accolgono calorosamente; è poi la volta di Francia, Russia e Argentina. Nel 1899 debutta al teatro La Scala di Milano con l’opera “La Bohème“.
Due anni dopo è la volta del San Carlo a Napoli dove porta “L’elisir d’Amore” di Donizetti.
Questa volta però, le aspettative non vengono soddisfatte e, criticato aspramente dalla stampa, decide di lasciare definitivamente Napoli; prima però deve onorare altri impegni lavorativi in città. Proprio in questo momento arriva la sua grande rivincita: viene scritturato per il Coven Garden di Londra e per il Metropolitan di New York. Parte dunque senza rimpianti per una turnée che gli regalerà ancora successi.
Nel 1904 decide di tornare in Italia e si trasferisce a Siena, 5 anni dopo viene operato a causa di una laringite ipertrofica che da quel momento in poi lo costringe a lunghe assenze dalla scena alle quali però si alternano ancora esibizioni straordinarie che lo consacrano finalmente come “Il più grande tenore di tutti i tempi”. Con la sua morte, sopraggiunta a Napoli nel 1921, muore anche una parte della città che però lascia il posto ad un mito, un vanto per Napoli nel mondo.