Il 26 settembre scorso a Iguala, nello stato messicano di Guerrero, sono scomparsi senza lasciare traccia 43 studenti, tra i 17 ed i 20 anni. A svelare l’orribile mattanza di cui sono stati vittime i ragazzi, è stato il procuratore generale, Jesus Murillo Karam.
Il procuratore ha sostenuto che tre uomini, arrestati circa una settimana fa, hanno confessato questo orribile delitto. Avrebbero rapito i ragazzi con l’aiuto di sicari in uniforme che lavorano per il cartello dei Guerreros Unidos. Una volta uccisi sarebbero stati bruciati e i resti gettati in un fiume. José Luis Abarca, sindaco della cittadina di Iguala, è considerato il mandante della strage insieme alla moglie, Angeles Pineda Villa e al responsabile della sicurezza pubblica, tuttora latitante.
“Finché non ci daranno prove della loro morte, per noi sono vivi“, dicono i parenti che chiedono giustizia. Non si rassegnano e non credono alla versione ufficiale.
Da diverse settimane si conduce una campagna di protesta contro il governo e Amnesty International ha definito la vicenda “ un crimine di stato”, spiegando che i funzionari si rifiutano di ammettere “la collusione fra lo stato e la criminalità organizzata sulla base di queste gravi violazioni”
In conseguenza a questo fatto increscioso, il 9 novembre oltre 100 giovani messicani dal volto coperto hanno fatto irruzione nella sede del governo armati di pietre e bastoni.
“Vivi li hanno portati via e vivi li rivogliamo” recitavano delle scritte sui muri dell’edificio. “Basta sono stanco“, fanno eco altri, riportando una frase pronunciata dal procuratore federale ai giornalisti nella conferenza stampa in cui è stata annunciata la morte dei ragazzi, e che è diventata lo slogan di chi protesta contro le autorità per come hanno gestito il caso.
“Gli studenti sono vittime di omicidi extragiudiziari, si sequestrano e si fanno sparire non solo studenti ma anche attivisti sociali e quelli che vanno contro il governo. E’ una presa in giro verso il nostro dolore, non sappiamo perché fanno questo teatrino politico”. Così ha espresso la sua rabbia Omar Garcia, compagno degli studenti uccisi.
Il Messico non è nuovo a stragi di questo tipo, basti ricordare alcuni nomi e alcune date, solo pochi esempi tra centinaia che si potrebbero menzionare: 2 ottobre 1968, Tlatelolco; 11 giugno 1971, “Los halcones”; anni ’70 e ‘80, guerra sucia; 1995.