La definizione “Terra dei fuochi“, venne utilizzata per la prima volta nel 2003, nel Rapporto Ecomafie, relativo a quello stesso anno.
Quest’area comprende 57 comuni: 33 situati nella provincia di Napoli e 24 in quella di Caserta. In queste zone risiedono circa 2 milioni e mezzo di abitanti.
Le dichiarazioni, rilasciate dal camorrista pentito, Carmine Schiavone, sono chiare: la Regione Campania sarebbe dovuta diventare una discarica a cielo aperto. Tra i rifiuti, troviamo materiali tossici come: il piombo, le scorie nucleari e il materiale acido. Questi, sono arrivati ad inquinare le falde acquifere campane e le coste di mare del basso Lazio. Inutile ribadire, come questi prodotti abbiano contaminato la catena alimentare, partendo dai terreni, passando per gli animali, fino ad arrivare a noi.
Nel 2013, a seguito di svariati servizi televisivi, coloro che non erano a conoscenza della “regione in fumo“, ne sono stati informati, in modo più o meno corretto. Il fatto è che, dopo aver ottenuto “l’esclusiva”, dopo qualche servizio, edizioni straordinarie, interviste, la notizia ha perso d’interesse e quindi, è finita con l’essere accantonata.
I cittadini tornano ad essere dimenticati, trascurati e lasciati soli di fronte ai loro problemi. Nelle zone maggiormente colpite, come Succivo, Caivano, Acerra, Giugliano, il tasso di tumori è altissimo. Essi, hanno colpito, soprattutto, le giovani donne e i bambini. Le istituzioni che, durante il periodo in cui la notizia aveva fatto scalpore, avevano promesso un cambiamento, non stanno facendo nulla affinché questa gente non si ammali più. Eppure basterebbe un aiuto, dei controlli ma, tutto ciò manca.
I terreni sequestrati, continuano ad essere aperti e disponibili alla coltivazione, i prodotti continuano ad essere raccolti, le persone continuano a morire.
Ed allora, di fronte a questa inconfondibile solitudine, per i cittadini, non resta che rimboccarsi le mani e fare tutto da soli. Questo è quello che è avvenuto in questi giorni ad Acerra. La gente, ha deciso di bloccare l’inceneritore, di proprietà della Regione e gestito dalla milanese A2a, per evitare che le “ecoballe” provenienti da Coda di Volpe, in provincia di Salerno, venissero bruciate in quel tanto enorme, quanto odiato mostro. L’inceneritore infatti, è considerato come la causa degli infiniti tumori che hanno colpito la popolazione.
Dopo tre giorni di blocco, la protesta sembrava finita: le “ecoballe” sarebbero dovute tornare indietro.
Ma, le dichiarazioni, rilasciate dell’assessore regionale all’ambiente, non sembrano rispettare le promesse. Egli infatti ha affermato che, dopo aver fatto le giuste verifiche, se le “ecoballe” risultano in regola, saranno incenerite nella discarica di Acerra. Ovviamente, queste dichiarazioni hanno fatto infuriare i cittadini che, si sono sentiti presi in giro ed hanno deciso di riunirsi di nuovo di fronte ai cancelli dell’inceneritore.
Insomma, i picchetti posizionati dai cittadini, all’esterno della discarica, sono riusciti a creare una discussione e a mobilitare la politica locale. Ma, ancora una volta, sono stati illusi.
Non c’è da meravigliarsi allora, se la popolazione non nutre più fiducia nei confronti delle Istituzioni, se decide di scendere nelle pizze per rivendicare quello dovrebbe essere un diritto inalienabile dell’uomo: la salute.
In questi tre giorni, tra i protestanti sono stati individuati: studenti, ecologisti e quelle che sono state definite le “mamme coraggio”. Le donne, hanno deciso di scendere in piazza per difendere la salute dei loro bambini. Non possono più vivere nel costante terrore, che i loro figli possano ammalarsi.
Queste mamme, non possono che essere il volto della protesta. Mamme spaventate che, nemmeno nel loro peggior incubo avrebbero potuto immaginare, un giorno, di trovarsi in una situazione del genere. Eppure, queste storie non toccano minimamente i potenti. Ci sono giovani stanchi, di vedere morire i propri amici. Giovani che muoiono, senza avere alcuna colpa, perchè non hanno partecipato a questa catastrofe ambientale ma, sono vittime di chi ha taciuto pur sapendo ciò che stava per avvenire.