Così scriveva Catullo per la sua amata Lesbia.
Il poeta era follemente innamorato della donna ma, al tempo stesso, la odiava per il dolore straziante che gli causava.
Come il poeta latino, così i napoletani, sono costretti a provare nei confronti della propria città, sentimenti viscerali che, comprendono l’amore incondizionato ma, anche la rabbia per tutto ciò che, purtroppo, non funziona. Il rapporto tra i cittadini e la città, assume una forma diversa rispetto ad altri contesti sociali.
Nella maggior parte dei casi, la città in cui si vive, viene considerata come un semplice luogo inanimato, in cui troviamo quelle istituzioni che ci consentono di vivere fluidamente.
Napoli però, non è una città come tutte le altre, ha qualcosa in più, che la rende più viva ed interessante.
Questo non è sfuggito a numerosi poeti, sociologi e antropologi ( anche internazionali ), che l’hanno scelta come musa ispiratrice o come oggetto d’analisi e di ricerca. La città, si presta come fonte d’ispirazione perché è piena di storia, di bellezza e di leggende. Napoli ha posti che sembrano essere incantati, zone che lasciano senza fiato e monumenti che attirano milioni di turisti.
Questi sono fattori oggettivi che non possono sfuggire agli occhi di chi la guarda. Manca però, il tassello fondamentale, la punta della piramide. Chiunque, leggendo queste parole, penserebbe che anche altre città sono dotate di posti incantevoli e che probabilmente attirano anche un maggior numero di turisti. Questo è vero.
Allora, cos’è che rende Napoli tanto speciale?
Probabilmente, questo qualcosa, può essere captato esclusivamente da chi ha l’opportunità di vivere la città giorno dopo giorno. Il napoletano vive costantemente immerso in un turbinio di emozioni, colori, suoni ed odori. Napoli riesce a stupire ogni giorno, sia per i suoi aspetti positivi, che negativi (purtroppo).
Ed è per questi aspetti che il napoletano si sente tradito, ferito, per amare una città che, sembra quasi non ricambiare. Napoli, non riesce a riemergere, a cancellare tutti quelli che sono stati gli errori, ritornando ad essere una delle potenze nazionali. A partire dal Medioevo, studiosi del calibro di Benedetto croce, sostenevano che Napoli fosse “un paradiso abitato da diavoli”.
Questa affermazione ci colpisce e ci fa riflettere.
Madre natura, ha dato alla città bellezza ed incanto, sono i napoletani a rendere Napoli “una carta sporca”?
Probabilmente, è così.
Nel momento in cui, un qualcosa di naturale passa nelle mani dell’uomo, cambia, assume una forma diversa rispetto alla sua origine.
Ciò è inevitabile.
In fin dei conti, non è Napoli a non offrire opportunità di lavoro, ma le istituzioni, non è Napoli che inquina i suoi mari e le sue terre, ma sono i cittadini ignoranti e meschini a farlo. Napoli non ha creato la camorra, l’hanno fatto gli “uomini”. Il fatto è che, nonostante questi piccoli, grandi problemi, il napoletano continua ad amare la sua città, anche se in alcuni casi è costretto ad abbandonarla. Il cittadino si lamenta, non sopporta di dover convivere con l’incompetenza di chi non riesce a dare una nuova vita alla città.
Nonostante tutto però,”Napoli è mammà”.
Napoli è casa, è sentirsi sempre felice, è ridere e scherzare con persone appena conosciute.
Insomma, Napoli e i napoletani sono capaci di accogliere quelli che sono ospiti e ,al tempo stesso, farli sentire a casa. È una di quelle città che bisogna visitare, almeno una volta nella vita. Assistiamo a infinite diffamazioni sulla nostra città, il problema è che nessuno può giudicare senza prima aver assaporato quelli che sono i suoi sapori.
Perché la verità è che le ferite di Napoli e dei napoletani bruciano, ma l’amore che provano l’uno per l’altro è più forte di qualsiasi ingiustizia, pregiudizio o stereotipo.