La canzone classica napoletana può essere definita “la versione sonora del ritratto del golfo di Napoli”.
“O Sole Mio”, “O Surdato ‘nnammurato” e le altre melodie a base di chitarre, emozioni, passione e mandolino godono, infatti, della medesima ed incontrastata notorietà riscossa da quello che risulta essere il paesaggio più famoso al mondo: il Vesuvio bardato da una miriade di piccole e raccolte case, ai piedi del quale giace il golfo, bagnato da un mare denso di storia e storie.
Eppure, il sentore che trapela sia guardano il golfo sia ascoltando una canzone del repertorio classico napoletano è che ambedue siano espressioni diverse derivanti da un’unica essenza: la napoletanità.
Quello napoletano è un repertorio musicale che vanta un’antica e gloriosa tradizione e che ha visto la luce, – quindi il golfo, il Vesuvio, il mare – agli inizi dell’Ottocento e si è protratta fino all’immediato secondo dopoguerra.
O anche oltre.
Perché, forse, è più opportuno asserire che a partire dalla seconda metà del Novecento fino a giungere ai nostri giorni, la musica napoletana non si è spenta, bensì è andata incontro ad un’evoluzione diversa.
Ha semplicemente imparato a stare al passo coi tempi, senza svilire né prostituire la sua primordiale essenza.
Probabilmente, per capire il perché di tante cose e il percorso intrapreso da melodie, note e voci, è necessario, se non doveroso, andare a ritroso nel tempo e sfogliare le pagine che raccontano la storia di quella che è stata definita l’epoca d’oro della canzone napoletana.
Su quelle pagine sono incisi nomi di autori e compositori che sono stati importanti poeti e parolieri, per lo più napoletani, nonché illustri personalità della lirica che hanno tramandato nel tempo i brani del repertorio.
Nomi che hanno generato melodie e parole imbevute nell’eccelso dono dell’immortalità.
Tra i grandi interpreti non napoletani che hanno eseguito almeno una volta una brano della canzone classica vi sono: Beniamino Gigli, Giuseppe Di Stefano, Placido Domingo, José Carreras, Elvis Presley, Dean Martin, Andrea Bocelli, Claudio Villa, Lucio Dalla, Renato Zero, Domenico Modugno, Elton John, Paul McCartney, Luciano Pavarotti, Celine Dion e tanti altri.
E se vene nelle quali non ribolle sangue napoletano, sentono il bisogno di entrare in empatia con quel mondo fatto di “Jammè, jà” e “j’ te voglio bene assaje” per conferire un tributo all’arte che racconta la passionalità e i sentimenti di un popolo, di un solo popolo e di una sola terra, forse, sfogliando quegli spartiti, densi di musica e magia, rischiamo di trovare molte più risposte di quanto noi stessi possiamo immaginare…