Esistono storie tratte dalla vita reale dalle quali si può e si deve trarre un genuino e speranzoso esempio di rivalsa per l’animo umano e per le sorti del mondo.
In quest’ottica si proietta più che degnamente la storia del palermitano Biagio Conte.
Figlio di una ricca famiglia di costruttori, Biagio sembrava destinato a seguire le orme del padre, anche se gli piaceva dipingere e leggere libri di filosofia.
Poi la svolta, a soli 26 anni.
Guarda un documentario sui bambini che muoiono di fame in Africa e si convince che la sua vita deve cambiare: da qui un lungo pellegrinaggio a piedi fino ad Assisi per abbracciare proprio i frati francescani. E il ritorno a Palermo, dove in pochi anni Biagio è riuscito a mettere in piedi in diversi luoghi (compresa una ex caserma) ben tre missioni che assistono oltre mille persone.
No, non stiamo parlando di San Francesco, anche se a Palermo Biagio è soprannominato proprio così e ad onor del vero il suo cammino ricorda molto, a secoli di distanza, la straordinaria vicenda umana e spirituale del frate di Assisi.
L’organizzazione messa in piedi dal “San Francesco di Palermo” si occupa di tutto, dal vitto all’alloggio fino all’accoglienza nel caso di immigrati.
e al lavoro: nelle sue missioni si imparano i mestieri di fabbro, falegname, panettiere ed elettricista. E non si spreca nulla. Il pane, per esempio, è fatto in casa con il grano che arriva da una comunità agricola di Corleone, nota terra a rischio mafia. «Dovessi comprarlo mi servirebbero almeno 400 euro al giorno» racconta Biagio che nella sua lunga giornata dalla parte dei poveri trova anche il tempo per pregare. Come faceva San Francesco.
La storia di Biagio smentisce clamorosamente chi sostiene che “non c’è più religione.”
Fonte: nonsprecare